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Si parla molto di riservatezza e sicurezza dei dati. Non è possibile
approfondire questo argomento complesso in poche righe, ma possiamo riassumere qui alcune
considerazioni fondamentali. In teoria, il fatto di stabilire un collegamento
costituisce un rischio: entrare in rete significa rendere possibile a qualcun altro di
"penetrare" nel nostro sistema. Per la maggior parte degli utenti questo rimane
un problema del tutto teorico, perché non hanno dati particolarmente riservati da
proteggere e non costituiscono un bersaglio sufficientemente importante.
Inoltre i modem dei privati non sono permanentemente in rete: ci si collega solo quando
se ne ha bisogno, e mentre siamo collegati siamo presenti a vedere quello che succede.
Questo rende, se non del tutto impossibile, molto difficile per un
"malintenzionato" penetrare nel nostro computer. Ma ci sono alcune norme di
prudenza che possono essere utili per tutti.
- Non usare password troppo ovvie, come il proprio numero di telefono o il nome di un
nostro parente o amico, nomi noti o parole di uso comune. Usare espressioni
"complesse", che contengano lettere, numeri e segni di punteggiatura; sono meno
facilmente decifrabili. È consigliabile anche cambiarle abbastanza spesso.
- Se si hanno dati particolarmente riservati, non tenerli sullo stesso computer che usiamo
per collegarci, né su un computer collegato in rete locale. Meglio tenerli su una
macchina separata o su un supporto non connesso. Oggi esistono, a prezzi ragionevoli,
sistemi di backup pratici e veloci che permettono di conservare su dischetti grosse
quantità di dati o di testo. La regola generale è semplice: non è possibile alcuna
"intrusione" in ciò che non è collegato.
- Proteggere con password i computer e i singoli file (o directory) che contengono
informazioni riservate. Nessuna barriera è del tutto "inviolabile" per un hacker
esperto, ma una serie di password è un ostacolo che blocca chi non è uno specialista e
rallenta anche i tentativi di "intrusione" di persone esperte.
- Non usare ripetutamente la stessa password, ma una diversa per ogni uso; per esempio una
diversa per ogni provider o sistema telematico con cui ci colleghiamo, e una diversa per
ogni file o directory che vogliamo proteggere. Se abbiamo una "gerarchia" di
password che proteggono, per esempio, una directory, una subdirectory e uno specifico file
riservato, ovviamente questa procedura sarebbe inutile se la chiave dingresso fosse
la stessa a tutti i livelli.
- Evitare, per quanto possibile, di conservare le password sul computer; oppure
tenerle in forma "crittografata". O almeno ricordarci di toglierle se prestiamo
il computer a qualcuno o se lo mandiamo a riparare... In ogni caso, cambiarle
immediatamente se abbiamo il sospetto che qualcuno possa averle trovate.
Nel caso di imprese o organizzazioni che hanno una grande massa di dati e di
collegamenti, e molte informazioni riservate, occorrono interventi di sicurezza più
complessi, come luso di software specifici, sistemi di crittografia e firewall,
cioè macchine specificamente progettate per bloccare ogni possibile collegamento
indesiderato, che oggi si possono trovare sul mercato a prezzi relativamente accessibili.
Alcune di queste considerazioni possono sembrare ovvie. Ma tutti gli esperti di
sicurezza confermano che nella grande maggioranza dei casi in cui cè stata una
violazione di riservatezza, o una vera o presunta "intrusione", mancava qualcuna
delle più elementari difese. |
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