I Garbugli della Rete - 3
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Non è nuova, quando si parla della rete, la metafora dei mammiferi e dei dinosauri. La usava già nel 1994 Michael Crichton, lautore di Jurassic Park, quando parlava di Mediasaurus per spiegare la probabile estinzione dei mezzi di massa tradizionali come li conosciamo oggi. Ma è talmente chiara che può valer la pena di usarla ancora. È ovvio, spero, che nessuno pensa allestinzione della carta stampata, della televisione o della radio. È il sistema informativo che è in crisi (per cause interne, per le sue gerarchie ottuse e ripetitive, più che per leffetto delle nuove tecnologie) e dovrà cambiare profondamente. Ma cè un problema: la mentalità dei vecchi mezzi e dei vecchi sistemi sta cercando di invadere anche la rete; e in parte ci sta riuscendo. La parte viva, nuova, interessante della rete non è fatta dai soliti dinosauri, neanche quando si ripropongono con qualche trucchetto multimediale e si ingegnano con le tecnologie dellapparenza. Siamo noi, gli scoiattoli: come i nostri antenati milioni di anni fa, corriamo veloci sui rami degli alberi e possiamo arrivare in fretta dove vogliamo prima che qualcuno dei mostri abbia il tempo di voltarsi. Mi viene in mente la bella favola di Italo Calvino, il Barone Rampante, che decide di salire su un albero, e sugli alberi trascorre tutta la vita. Allora, spiegava Calvino, i boschi erano così fitti che di ramo in ramo si poteva girare il mondo. Noi non siamo come il barone rampante: scendiamo a terra quando vogliamo. Ma mi piace questa immagine perché ci fa vedere la rete non come unasettica tecnologia, ma come una realtà biologica: varia, caotica, molteplice, imprevedibile e complessa, comè la vita. Purtroppo la voce che sentiamo in giro, quando si parla di internet, spesso non è altro che lalito pesante dei dinosauri; cui tutto questo correre e comunicare fra i rami degli alberi dà un gran fastidio, perché sfugge al loro controllo. Sarebbero felici se potessero spianare la foresta e sostituirla con piste o strade più omogenee e più adatte al loro modo di essere e di agire. Ci riusciranno? Spero di no. Ma ci stanno provando in mille modi. Non solo con i tentativi di censura, repressione, regolamentazione; ma anche cercando di incantarci con specchietti e palline colorate, come facevano i colonizzatori con quelli che loro chiamavano selvaggi. Cioè addomesticarci, stanarci dal nostro selvatico mondo con orpelli hollywodiani e disneyani. Vogliono riprodurre il vecchio modello, in cui il diritto di parlare appartiene solo a chi ha i mezzi smisurati che occorrono per allestire grandi spettacoli; e tutti gli altri stanno inebetiti a guardare. Ci sono anche molti che vogliono operare nella rete e ragionano come il console romano Caio Duilio. I suoi soldati avevano addestramento e armi adatte a vincere sulla terra, ma non sapevano muoversi in battaglie navali. Mise sulle sue triremi pontoni uncinati, con cui agganciava le navi nemiche trasformando lo scontro in una battaglia terrestre. Vinse, in quel modo, la battaglia di Milazzo. Ma questo non poteva bastare per rimediare alla superiorità marinara dei Cartaginesi così alla fine andarono in Africa e rasero al suolo Cartagine. Poiché sono dalla parte dei Fenici, questa prospettiva non mi diverte. Non lasciamoci trascinare sul territorio dei dinosauri e delle falangi, così adatto ai vecchi padroni della comunicazione. Teniamoci leggeri, mobili, veloci fra le ombrose foglie della nostra foresta. E diamoci anche al commercio, perché senza noci e saporite bacche che scoiattoli saremmo? Come dice un mio amico americano, sarà il caso di mangiarci anche qualche uovo di dinosauro. Alcuni puristi della rete temono ogni iniziativa commerciale. Credo che sbaglino. Nella storia dellumanità le navi dei mercanti hanno trasportato vino, tessuti e spezie; ma anche oggetti darte, poesie, leggende, demoni, dei e idee (vedi La fiuglia di Omero e la libertà di mercato). Non furono i Fenici, a inventare il primo alfabeto fonetico? Lasciamo che corrano, le navi dei mercanti: specialmente quelle piccole e veloci, che danno tanto fastidio alle mastodontiche flotte dei vecchi padroni del vapore. Non pirati, e neanche hacker: perché la vera frontiera non è tecnologica, ma umana e culturale. Bucanieri delle idee, corsari della cultura, agili scoiattoli dellinvenzione. Bucare le barriere dellinformazione, correre dietro le cortine
delle apparenze. Giocare e cazzeggiare quanto vogliamo, ma intanto rendere
comiche e inutili le tetre mura e i lugubri fossati del Baroni (quelli veri)
anche quando tentano di incantarci, o intimidirci, con i fuochi artificiali
sparati dallalto delle loro torri. Questo si, è
divertente. |
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