Questo è un messaggio del 12 aprile 2001 nella lista
Mlist
che il 18 aprile è stato pubblicato anche da
Punto Informatico.
Devo confessare che non ho seguito con molta attenzione gli infiniti dibattiti (non solo in questa lista) sulla nuova legge che impone un obbligo di registrazione per chi pubblica un periodico online. Ero in viaggio allestero, con poco tempo per approfondire... e la faccenda mi sembrava molto confusa. Infatti lo è.
Un chiarimento diffuso ieri governo sembra togliere molte delle preoccupazioni. Che comunque mi sembravano esagerate. (Anche se quella spiegazione è tuttaltro che chiara e non risolve i problemi di interpretazione delloscura legge).
Che la legge sia cretina e repressiva mi sembra fuori di dubbio. Che nei centri del potere ci siano inconfessate intenzioni di censura è purtroppo chiaro e non è una novità. Ma (per quello che ho potuto capire) questa legge è così mal pensata e imprecisa che è impossibile applicarla e non si capisce che cosa voglia dire.
Quindi non mi sembra che fosse il caso di spaventarci, chiudere i nostri siti, sospendere lattività. Ma daltro canto non è accettabile che si continuino a fare interventi normativi sballati che (nonostante le dichiarate intenzioni in contrario) puzzano di censura.
Quanto allordine del giornalisti... naturalmente è sbagliato demonizzare unintera categoria (ci sono giornalisti bravi e seri e ce nè perfino qualcuno che capisce qualcosa dellinternet anche se questa è ancora una specie rara). Ma mi sembra fuori di dubbio che lalbo sia unistituzione assurda, fatiscente, di origine fascista (non è un caso che labbia inventata Mussolini) e che lunica soluzione seria sia eliminarla o comunque eliminare il barbaro concetto che il diritto di scrivere e pubblicare spetti solo a chi è iscritto alla corporazione. In generale... prima ancora che a qualcuno venisse in mente di applicarla in particolare allinternet.
Che dietro la stupida legge ci fosse la mano di alcuni burocrati dellalbo dei giornalisti (o ordine che dir si voglia) mi sembra fuori di dubbio. Per questo sono imperdonabili, come sono imperdonabili i politici (di ogni tendenza e colore) che appoggiano quelle tesi e legiferano in conseguenza.
Ma da parte nostra... scusatemi la franchezza: dovremmo essere più forti, più chiari, più coerenti. Meno spaventati e meno estemporanei.
Se le improvvisate raccolte di firme e le varie bagarre hanno prodotto un po di marcia indietro... è una buona cosa. Ma non basta. Secondo me dobbiamo imparare a essere più attenti, a combattere con costanza tutti i tentativi di repressione; e quando cè un caso clamoroso come questo cercare di approfondire un po invece di agitarci in modo confuso.
Spero che questo tentativo di repressione abortisca e si riduca a una delle tante pastoie burocratiche con cui abbiamo (purtroppo) imparato a convivere.
Ma se sarà così e se scopriremo che non rischiamo di andare in prigione, o di vederci bloccata lattività, solo perché pubblichiamo qualcosa online... passata la paura ritornerà la solita inerzia e disattenzione?
Sarebbe un peccato, perché (come qualcuno di noi sta dicendo da sei o sette anni) le voglie di censura ci sono e probabilmente continueranno a rispuntare con i più svariati travestimenti.
Teniamo gli occhi aperti...
Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it
Su questo argomento vedi anche Timeo Danaos
e il capitolo 34 di Lumanità dellinternet.Per documentazione e commenti sulla legge 62/2001
vedi vari testi sul sito Interlex, come per esempio:
Quattro domande sulla libertà di stampa di Manlio Cammarata
Processo per stampa clandestina: la parola alla difesa di Andrea Monti
In pericolo in Italia la libertà di comunicazione in rete? dichiarazione della Internet Society.