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Un’evoluzione complessa
fra cambiamenti e continuità

Un contributo di Giancarlo Livraghi al quinto rapporto del Censis – maggio 2006


Il cellulare:
utilità, gioco o mania?



Già nella premessa) iniziale avevamo visto come si evolve il più vistoso dei nuovi sviluppi – poi nelle diverse analisi dei dati evoluzioni e confronti. In questa parte conclusiva, dopo la televisione e la radio, passiamo a una breve sintesi della situazione per la “telefonia mobile” .

Ormai appartiene al passato (recente, ma superato) quel curioso “balzo” che ha portato l’Italia, da un uso della telefonia “fissa” che non era fra i più avanzati del mondo, a un “sorpasso” nell’uso dei cellulari. Come abbiamo visto, il fenomeno ormai è diffuso in molti paesi. Con un forte potenziale di crescita dove è meno evoluto, ma non in una situazione come la nostra, dove si sta avvicinando, se non l’ha già raggiunto, a un livello di saturazione.

Siamo anche “colonizzati”. Se il più grosso operatore di telefonia nel nostro territorio è italiano, altri sono “multinazionali” straniere. Gli apparecchi sono tutti di importazione. Non stiamo ispirando il comportamento degli altri. Abbiamo soltanto contratto più velocemente quella “cellulite” che si è diffusa nel mondo come una pandemia.

Se lo sviluppo tecnico seguisse un percorso logico (cosa che accade raramente) dovremmo avviarci verso una situazione in cui un telefono è un telefono: cellulare, fisso o cordless è solo una questione di comodità pratica. Sistemi diversi (fili, cavi, cellule, satelliti, ponti radio eccetera... compreso il crescente sviluppo della telefonia su telematica) dovrebbero funzionare insieme in un sistema che, dal punto di vista di chi lo usa, si presenta come seamless, cioè “senza cuciture”, unico e universale. Ovviamente accompagnato da una drastica semplificazione e riduzione delle tariffe, che finora sono scese molto meno velocemente dei costi. (Vedi a questo proposito un articolo del dicembre 2000 Quando le cuciture saranno invisibili).

Intanto il telefono cellulare si è trasformato in un complicato meccanismo con una molteplicità di funzioni. Fin che si tratta di videotelefonia, è una “naturale” estensione del suo funzionamento. Si tratterà solo di vedere se, nel corso degli anni, questa resterà un’eccezione per pochi che la considerano utile, oppure diventerà un’abitudine diffusa (come è accaduto cinquant’anni fa con la televisione). Ma ci sono altre cose.

Il cellulare è diventato un giocattolo, una macchina fotografica, un minuscolo televisore, un bollettino di notizie, una radio, un repertorio musicale... nelle automobili è incorporato con un navigatore satellitare... Ed è anche diventato un’ossessione. Una schiavitù di cui è difficile liberarsi. Non è, come alcuni pensano, “la coperta di Linus dei giorni nostri”, se non nel senso di un attaccamento infantile di cui non ci si riesce a privare. Perché la coperta è confortante e sta zitta. Il cellulare (specialmente quando è onnifunzionale) è invadente, prepotente, fastidioso.

Il problema delle tecnologie elettroniche è che è troppo facile accumulare funzioni diverse nello stesso oggetto. Che sia possibile non vuol dire che sia desiderabile. Spesso produce difficoltà di uso e moltiplica i rischi di guasti e interferenze. Dicono che qualcuno si sia reso conto del problema e intenda mettere sul mercato apparecchi più semplici, che telefonano e basta. Se fosse vero, potrebbe essere uno di quei “ritorni al passato” che offrono autentica e utile innovazione.

Intanto... molte domande rimangono senza risposta. Ancora oggi la maggior parte delle persone (come conferma anche questa ricerca del Censis) usa il cellulare come un telefono – e nient’altro (ma la crescente diffusione degli sms riguarda un po’ più di metà degli “utenti abituali” di telefonia mobile) . Solo gli sviluppi nei prossimi anni ci potranno dire se (e quali) altre funzioni saranno usate diffusamente, resteranno confinate in “nicchie” o scompariranno dopo aver avuto un’effimera moda.




La prossima pagina è dedicata alla stampa e la successiva all’internet. Vedremo poi, in conclusione, alcuni commenti sul quadro complesso di abbondanza e scarsità e su come si evolve il cambiamento.



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