labirinto
Il filo di Arianna


dicembre 2010

Giancarlo Livraghi


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(migliore come testo stampabile)

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“Tettontimento”
(tittytainment o entetanimiento)


Non si finisce mai di imparare. Scopro oggi, con quindici anni di ritardo, che in un convegno a San Francisco nel settembre 1995 Zbigniew Brzezinski aveva definito un neologismo: tittytainment. Sono in ritardo anche nell’accorgermi che un autore spagnolo, Gabriel Sala, ha sviluppato il tema (chiamandolo entetanimiento) nel 2007 con il suo Panfleto contra la estupidez contemporánea.

panfleto
 

Non è certo una novità in queste pagine – se ne parlava anche qui, benché in termini diversi, quindici anni fa. Si è tornati varie volte, in vari contesti, sull’argomento. E non è solo un problema della nostra epoca che i sistemi di informazione e comunicazione siano usati per distrarre, confondere, intontire. Sul filo dello scherzo, potremmo tradurre “tettontimento”. Ma il fatto è troppo serio per poterlo ridurre a una leggera ironia.

È chiaro che non si tratta solo di “tette”. Né di altre parti del corpo (non sempre e non solo femminile) più o meno esposte o messe in evidenza. Anche se è vero che la proliferazione di scollature e svestimenti, malizie e seduzioni (mentre ovviamente in sé non è né riprovevole né scandalosa) imperversa in ogni contesto come strumento di distrazione, sono anche molti altri i modi per cullare, divagare, disorientare, diluire l’attenzione.


tittytainment

C’è un sito web dedicato al tittytainment. In realtà è solo una pagina, messa online nell’agosto 1999 e da allora mai sviluppata. Spiega così l’origine del “neologismo”.
«L’inventore della parola “tittytainment” è Zbigniew Brzezinski, che fu per quattro anni, dal 1977 al 1981, national security advisor del presidente Jimmy Carter. [Anche co-fondatore con David Rockefeller, nel 1973, della Trilateral Commission, un’organizzazione privata per intese di potere economico fra gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone. Ancora oggi è un importante consulente nello staff del presidente Barack Obama. – n.d.r.].
La usò per la prima volta in un incontro con vari leader mondiali al Fairmont Hotel di San Francisco alla fine di settembre 1995 su invito del “padre della perestroika e della glasnost” Michail Gorbaciov. Il dibattito riguardava “il futuro del lavoro”.
I convenuti tratteggiarono un nuovo ordine sociale e sembra che tutti fossero d’accordo nel pensare che nella società del ventunesimo secolo il 20 per cento delle persone avrebbe avuto un lavoro e l’80 per cento sarebbe stato tenuto docile, come in uno stato di semi-ipnosi, per mezzo di quello che Brzezinski definì “tittytainment”: una mescolanza di
entertainment desolatamente prevedibile, al più basso comun denominatore, per l’anima – e nutrimento per il corpo.
La parola “tittytainment” si forma con
tits ed etertainment , come se le mamme nutrissero i bambini con la somministrazione di una droga nell’allattamento».
 

Di quel convegno di quindici anni fa si è perso ogni ricordo – come di tante azzardate profezie sul “nuovo secolo”. Sappiamo che le vicende dell’economia e i problemi del lavoro hanno avuto tutt’altro, e diversamente drammatico, percorso. Ma l’infezione del tittytainment c’è – e continua a peggiorare.

Il metodo più semplice per imporre la volontà del potere è la violenza, insieme alla privazione totale di libertà di informazione. Ancora oggi usato con spietata crudeltà in molte parti del mondo. Ma quando e dove un controllo così brutale non è possibile si ricorre al “tettontimento”. È interessante che nel “coniare” la parola il significato di “tetta” non fosse soltanto seduzione – ma anche somministrazione di intontimento (e perciò stupidità) con il latte materno. La metafora è perversamente chiara. Con false “coccole” indurre all’obbedienza. “Cullare” per assopire.

I buoni genitori, come i buoni insegnanti, sanno che il loro compito non è solo educare e proteggere i bambini, ma anche farli crescere così che da adulti siano in grado di essere indipendenti. Tutt’altra è l’intenzione di chi ci vuole rimbambire per tutta la vita.

E non sono soltanto coccole. Si può distrarre e intontire anche con la “cronaca nera”, l’esasperata elucubrazione di delitti e misfatti, dolori e sofferenze, oltre ogni ragionevole limite del dovere (e diritto) di cronaca. Con la continua proliferazione del futile e dell’inutile. Con interminabili dibattiti su un’infinità di argomenti (compresi i più sordidi o banali maneggi della politica) in cui la confusione e la noia prevalgono su ogni tentativo di capire quali siano i problemi reali – e quali (se ci sono) i modi per risolverli.

C’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nel divertimento, nel gioco, nella distensione, nelle gradevoli divagazioni? Ovviamente no. Ma diventano un problema se servono a soffocare l’informazione, la conoscenza, la libertà, il pensiero, la cultura – e la responsabilità.

Prima di avvicinarci a una conclusione, vediamo come l’entetanimiento è definito da Gabriel Sala nel suo panfleto.

«L’entetanimiento non è altro che una mescolanza di “intrattenimento” mediocre e volgare, spazzatura intellettuale, propaganda, elementi psicologici e fisicamente nutritivi con il fine di soddisfare l’essere umano e mantenerlo convenientemente sedato, perennemente ansioso, sottomesso e servile ai dettami dell’oligarchia che decide il suo destino senza permettergli alcuna opinione sull’argomento.
L’entetanimiento è il migliore fornitore di alibi che sia mai esistito, il prisma attraverso il quale possiamo osservare il mondo senza sentirci colpevoli e senza vederci obbligati ad assumere la responsabilità delle nostre azioni»
.

È comodo? Così vogliono farci credere. Ma se ci lasciamo rinchiudere in una prigione mentale non siamo noi a scegliere l’arredamento. E il nostro nutrimento è qualsiasi intruglio che qualcun altro ha deciso di propinarci.

Lo fanno apposta? Palesemente si. Ma non solo. I propalatori di intontimento sono intossicati dal loro veleno. A forza di spargere cretinerie, rincretiniscono. Avevo spiegato questa sindrome in un articolo del 2002 Il circolo vizioso della stupidità che poi è diventato il capitolo 18 di Il potere della stupidità (con diverse analisi del contagio in altre parti del libro).

Il problema non è nuovo. C’è sempre stato, fin dalle origini dell’umanità. Ma oggi assume proporzioni e prospettive diverse, con il “paradosso dell’abbondanza”.

La quantità di informazione disponibile è enorme. Se non siamo rinchiusi da divieti e censure, tutti possiamo accedere a “quasi tutto”. Ma cercare e trovare non è facile. E oltre ai limiti e alle deformazioni dell’ambiente in cui viviamo ci sono quelle che nascono continuamente in ogni angolo del mondo. Bubbole e sciocchezze, manipolazioni e travestimenti, possono avere origini remote e arrivarci anche da chi “in buona fede” riferisce qualcosa che non ha avuto il tempo o la capacità di controllare.

Dobbiamo precipitare in uno stato di angosciosa diffidenza, sospettare di tutto e di tutti, vedere imbrogli e inganni anche dove non ci sono? No. Il rimedio sarebbe peggiore del male.

La soluzione è più semplice – e meno fastidiosa. Avere un’insaziabile curiosità, una perenne voglia di capire, una vivace capacità di “pensare con la nostra testa”. È impegnativo? Si, ma è anche piacevole. Con un po’ di pratica diventa istintivo, spontaneo, intuitivo. Quando ci riusciamo è sempre una soddisfazione. Spesso interessante, stimolante, divertente.



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