L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini
di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 45
Quelli che in rete...


Di solito parlo (e penso) bene della rete e di chi la frequenta. In otto anni di esperienza non ho cambiato idea. E non mi sembra il caso di fare un dramma di ogni piccolo errore che possiamo commettere. Ogni tanto sbagliamo tutti... una delle basi della netiquette (come, in generale, del buon senso) è saper perdonare gli errori altrui e non “soffrire” troppo per i nostri. Tuttavia... ci sono sbagli che si ripetono abbastanza spesso e credo che sia utile conoscerli per poterli evitare.

Ho già parlato nei capitoli precedenti dello spamming, dei malanni della fretta, degli “allarmi” ingiustificati e di altre sindromi, come quella perniciosa delle chain letter, sia che minaccino sciagure a chi “rompe la catena” (e per quanto poco superstiziosi possiamo essere ci inducono a imbarazzati scongiuri) o promettano soldi o regali, quando sanno benissimo che guadagnano solo i primi “furbi” e tutti gli altri ci rimettono. Se una volta erano costretti a spendere soldi e tempo con carta, penna, busta e francobolli, adesso con l’e-mail fare queste bricconate diventa esageratamente facile. Perfino persone che conosco e stimo mi hanno inoltrato qualcuna di queste immondizie... Bisogna stroncarle.

Il fenomeno di quelle che in Italia chiamiamo “catene di Sant’Antono” è ben identificato fin dalle origini della rete. Una delle prime indicazioni del Network Working Group nel documento fondamentale sulla netiquette dice: «Non mandate mai una chain letter per posta elettronica. Le “catene” sono proibite nell’internet. Il vostro diritto di accesso sarà revocato. Se ne ricevete una informate il gestore del sistema». Naturalmente la netiquette non è una legge e nessuno può imporre queste regole in tutte le reti; ma si può davvero essere esclusi da un newsgroup, da una lista o da una comunità online per comportamenti di questo genere.

Ma ci sono anche altri comportamenti che ci complicano inutilmente la vita in rete. I casi che seguono non hanno la pretesa di essere un elenco “esauriente”; sono solo alcuni esempi fra i tanti possibili. Sono tutti veri, ma ho cambiato i nomi; per ovvi motivi di privacy ma anche perché non si tratta quasi mai di “casi singoli”. Le stesse cose sono state fatte, in varie situazioni, da parecchie persone diverse – in Italia come in mezzo mondo.

Prego i miei amici di non cercare di “riconoscersi”, perché i nomi non sono mai quelli veri e perché ho ingarbugliato i personaggi in modo che nessuno sia riconducibile per intero a una persona reale. Ho anche usato nomi di donna per uomini – e viceversa.


* * *


Arturo mi chiede di leggere un testo di un paio di pagine. Va bene, gli dico, mandamelo. Mi arriva un file di un megabyte e mezzo: un programma complesso, in cui dopo una laboriosa ricerca trovo il testo. Sarebbe stato più semplice se avesse estratto da quel farraginoso arnese le due paginette... Per non parlare di Amilcare, che si considera un grande esperto dell’internet e fa conferenze sull’argomento; ma si è reso molto ridicolo (oltre che fastidioso) quando ha mandato in giro ondate di messaggi pesantissimi, con “grafiche” indecifrabili, perché aveva avuto la bizzarra idea di usare una “carta intestata”, cioè mettere il marchio della sua azienda nella posta elettronica.

Antonio ha dieci anni di esperienza in rete. Eppure... se gli mando un documento di 15 kilobyte che mi aveva chiesto, mi risponde con due righe – seguite da una “citazione” dell’intero testo che gli avevo mandato. Gli ho chiesto se può evitarlo, ma mi ha detto «boh, il nuovo software che uso per la posta funziona così ed è brigoso modificarlo». Naturalmente non è vero... la modifica è facile, specialmente per un eccellente tecnico come lui. Ma ci ho messo due mesi a convincerlo che era meglio cambiare.

Audrey va in vacanza e non si collega. Mette un risponditore automatico che dice «sarò assente fino al tal giorno». Dimentica che così facendo quel messaggio viene ripetuto all’infinito in tutte le liste cui è iscritta. Dopo qualche giorno di “bombardamento” gli amministratori delle liste sono costretti a cancellare il suo abbonamento.

Aldo si diverte a sfottere Anna e lei risponde con stizza; poi contrattacca, e si imbufalisce lui. Quando qualcuno osserva che potrebbero litigare in privato, si offendono in coro e scatenano una flame, che coinvolge altre cinque o sei persone e infesta una lista per due settimane.

Armando si precipita a correggere ogni volta che qualcuno fa un piccolo errore di ortografia o usa una terminologia che secondo lui è impropria... oltretutto spesso sbaglia, provocando lunghe e noiose diatribe ortografiche o lessicali.

Annibale, quando c’è qualcosa che secondo lui è interessante (ma di solito non lo è per gli altri) lo scrive in dieci liste diverse, in nove di cui è off topic.

Asmaro manda “raffiche”di messaggi (cinque o sei per volta) su argomenti dispersivi e noiosi; quando qualcuno si lamenta della sua logorrea spara altre raffiche per difendersi e dare la colpa agli altri.

Angela non resiste alla tentazione di raccontare a tutti che cosa ha mangiato ieri sera o come fu corteggiata a Ibiza tre anni fa o quali sono le mostruose ingiustizie accademiche che hanno abbassato di due punti il suo voto di laurea. Ambrogio considera indispensabile spiegare urbi et orbi che parte per Voghera e per tre giorni saremo privati della sua inestimabile presenza.

Alberto è una delle persone più simpatiche e brillanti che conosco; ma in rete la sua mente si attorciglia. Comincia con un argomento, finisce con un altro, non rilegge né riordina quello che ha scritto; i suoi messaggi sono grovigli che occorre districare con infinita pazienza per trovare il senso di ciò che voleva dire.

Ada scrive appassionati e intimi messaggi al suo innamorato. Non si è accorta che, per sbaglio, li sta mandando a me. Per quanto mi riguarda, può stare tranquilla: non rivelerò ad alcuno i suoi segreti d’alcova (e comunque non so chi sia, perché si firma con una varietà di vezzeggiativi). Ma sta usando una mailbox aziendale e probabilmente non sa che i tecnici del sistema possono leggere la sua corrispondenza.

Attilio è un professionista della flame. Si diverte a dar fastidio e dire cose insultanti, con la speranza di scatenare un’insulsa polemica – e trova quasi sempre qualcuno che ci casca. Ha anche una piccola corte di ammiratori che cercano di emulare le sue prodezze. Un paio di persone così, se non si mettono sotto controllo, può ridurre in cenere un gruppo di dialogo o una comunità online.

Adele è afflitta da un’enorme coda di paglia. Non accetta mai una critica, neppure benevola. Si considera infallibile anche su argomenti che conosce poco e male. Ogni tanto vede critiche anche dove non ci sono. Così qualche volta si deprime senza motivo e più spesso scatena polemiche di cui è difficile capire l’origine.

Asdrubale è in rete da otto o nove anni. Non risponde quasi mai in e-mail, ha cinque mailbox perennemente intasate perché non usa un sistema decente di smistamento della posta... ma fa telefonate di mezz’ora dai posti più disparati (è uno schiavo del cellulare) e manda fax di dodici pagine. In una chat privata, dove si doveva discutere seriamente di problemi culturali, mandò tutti in paranoia uscendo continuamente e rientrando ogni volta con un nuovo nickname, variabile da Dumbo a Messalina.

Alice mi scrive due o tre volte all’anno. Le rispondo, ma seguono alcuni mesi di silenzio; poi ricompare e dice «ma come, perché non ti fai mai vivo?»

Alessandro fa male solo a se stesso. Non si lamenta, non va in giro a chiedere consiglio, soffre in silenzio. Ogni volta che qualcosa va storto si “colpevolizza”. Un giorno lo trovai in profonda sofferenza perché un messaggio non era arrivato a destinazione. «Dove ho sbagliato?» si chiedeva con angoscia. Ci misi mezz’ora a convincerlo che l’errore non era suo ma di chi gli aveva dato un indirizzo inesistente.

Ausonio, invece, non ammette mai un errore. Sbaglia, come tutti; ma quando qualcosa non va insiste nel dare la colpa agli altri, che non hanno capito o “non sanno come si fa”. Anche il più piccolo dettaglio produce discussioni interminabili prima che il problema sia risolto.

Questa è una malattia particolarmente diffusa fra i gestori di sistemi, i tecnici e gli addetti ai “servizi clienti”. I casi meno nocivi, ma tuttavia abbastanza irritanti, sono quelli in cui correggono l’errore o il guasto ma poi dicono che non c’era mai stato.


* * *


Potrei continuare all’infinito; credo che ognuno di noi abbia modo di constatare ogni giorno tanti comportamenti che, presi uno per uno, non sono “gravi”, ma accumulati e ripetuti diventano un grosso fastidio.

Un discorso a parte meritano gli “smanettoni”, cioè gli appassionati che non resistono se non smontano e rimontano tutto, modificano il software, vanno a cercare sottigliezze e varianti... Devo confessare che mi sono simpatici, anche perché spesso sono più bravi di me e da loro imparo sempre qualcosa. Ma mi fanno un po’ soffrire, perché mi mettono quasi sempre in uno stato di inferiorità. Tuttavia fra le categorie “fastidiose” della rete questa è quella che sopporto più facilmente. Perché anch’io, nel mio piccolo, ogni tanto mi diverto a smanettare... e perché se non pasticciamo un po’ non ci toglieremo mai dalla schiavitù di software troppo complessi, falsamente “amichevoli” e spesso traditori.

Accetto con simpatia anche gli “ignari”, che invece di cercare di districarsi in un astruso manuale, o (più utilmente) arrangiarsi... si precipitano in giro a chiedere consiglio. Infatti ricevono quasi sempre risposte amichevoli. Perché nessuno di noi si accontenta dei manuali o dei help, anche nei rari casi in cui sono comprensibili; cerchiamo calore, conforto e simpatia umana.

E così... ho cominciato col parlare di ciò che non mi piace e ho finito con quelli che mi sono simpatici. Perché, nonostante il comportamento sgradevole o bizzarro di alcuni, la mia esperienza della rete rimane fondamentalmente positiva.






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