L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 29
Gioie e dolori della rete


Usare l’internet non è un obbligo né una necessità. Ci sono persone che forse non ne sentiranno mai il bisogno. Ci sono persone che hanno fatto qualche esperimento, non l’hanno trovato interessante e hanno abbandonato la rete (alcune torneranno, altre no). Ci sono persone che se ne servono solo in modo indiretto: per mezzo della loro segretaria, o di altre persone nel loro ufficio, o di amici. Ma sta entrando nella vita di tutti. Anche di chi non la usa personalmente ma in un modo o nell’altro (anche senza saperlo) ne trae qualche vantaggio – o è influenzato da ciò che accade nell’internet.

Tuttavia... non è ancora il momento di “abituarci” troppo. Non lo sarà ancora per molti anni; forse non lo sarà mai. Dobbiamo conservare un po’ di entusiasmo, un po’ di stupore. Sono in rete, in un modo o nell’altro, da otto anni: ma ogni tanto mi dico che devo ritornare a essere sorpreso del fatto che sia così facile comunicare con qualcuno che sta chissà dove, saltare da un collegamento a cento metri di distanza a uno all’altro capo del pianeta senza accorgermi della differenza. Mi dico anche che devo rompere qualche abitudine, provare qualcosa di diverso, scoprire un modo di usare la rete cui non avevo ancora pensato. Non è detto che sia una cosa “nuova”. Può essere qualcosa che altri conoscono da anni, ma a me era sfuggita.

Dobbiamo anche conservare un po’ di diffidenza, di attenzione critica. Non tutto nella rete è desiderabile, non tutto è adatto a noi, non è tutt’oro quello che luce. Anche quando l’esperienza ci ha insegnato a distinguere quasi istintivamente i percorsi e i contatti indesiderabili (o anche solo poco interessanti per noi) ogni giorno qualcuno inventa un trucco nuovo per cercare di “catturare” la nostra attenzione – o più semplicemente cerca di “somministrarci” qualcosa che non ci interessa. Chi, come me, ha accumulato negli anni contatti e percorsi... oggi riceve dedine o centinaia di messaggi al giorno. Ce ne sono molti che riesco a riconoscere a prima vista come non interessanti e che cancello senza leggerli. Ma l’infallibilità non esiste. C’è il rischio, qualche volta, che in quel modo cancelli qualcosa che avrei dovuto (o voluto) leggere; più spesso c’è la fatica di sfogliare montagne di “circolari” irrilevanti, di chiacchiere insulse in liste che non voglio trascurare perché ogni tanto contengono qualcosa di interessante. O di spam che non sono riuscito a riconoscere e cancellare a prima vista.

Ognuno, poi, ha i suoi criteri e gusti personali. Per esempio, nel mio caso, ho sviluppato una crescente allergia per gli “allegati”. Non è solo perché lì si annidano i virus – o altre cose indesiderabili. È anche perché ho sempre meno tempo e voglia di smanettare con formati complessi e ingombranti per leggere cose che potevano stare tranquillamente in poche righe di semplice testo.

Anche nell’uso della world wide web c’è sempre qualcosa di interessante che ci sfugge o qualcosa che sembrava promettente ma ci delude. Siti che sembravano miniere d’oro si esauriscono – o sono meno fertili di come sembravano. Risorse che non conoscevamo, o che ci sembravano marginali, tutt’a un tratto si rivelano preziose. Pagine che consideravamo punti di riferimento scompaiono misteriosamente – per poi ricomparire con un indirizzo completamente diverso. Eccetera eccetera...

Le gioie della rete vengono dalle possibilità di comunicazione che la tecnologia ci offre, dagli incontri umani e dall’immensa varietà delle cose disponibili. I dolori della rete vengono dai pastrugni che le tecnologie ci infliggono, dai comportamenti sgradevoli o stupidi di alcune persone e dalla difficoltà di orientarsi nell’infinita complessità (e continuo cambiamento) delle risorse offerte.

Qui c’è un’apparente contraddizione. Credo che sia importante “smitizzare” l’internet, smettere di pensare che sia qualcosa di strano, difficile o lontano dall’abituale esperienza di rapporti umani. Ma, d’altra parte, è riduttivo pensare che sia solo “un altro modo per fare le stesse cose”. Non è il paese dei balocchi, non è un’avventura nell’iperspazio, non è un videogioco fantascientifico. Ma non è neppure una variante estesa della pizzeria in cui incontriamo abitualmente gli amici o dei “messaggini” SMS che circolano sui telefoni cellulari.

Per stare bene in rete dobbiamo avere la saggezza di Socrate e la curiosità di un bambino. La “maieutica” per trovare ciò che cerchiamo, far nascere dal dialogo ciò che ci interessa; la severità critica per distinguere le informazioni utili e rilevanti dalla pletora delle inutili ripetitività. E insieme la voglia inesauribile di cercare, di scoprire, di far fiorire la magia di un incontro o di un’idea dove e quando meno ce lo aspettavamo.

La rete è cresciuta molto. Ma siamo ancora agli inizi. In Italia abbiamo online meno di un terzo delle persone che, presto o tardi, ci saranno. Nel mondo, meno di una su dieci. Per quanto “grande” possa essere oggi l’internet il suo sviluppo è appena all’inizio. Non sappiamo se nella world wide web ci siano due o cinquecento miliardi di pagine; sono comunque infinitamente più di quante una persona potrebbe leggere in mille anni. Per immensa che sia quella biblioteca, è solo un frammento di ciò che accade online. E tutto questo continua a crescere. Non c’è mai stata, nella storia dell’umanità, una così grande possibilità di informazione e di dialogo. Ma è anche un oceano in cui è facile smarrirsi.

La gioia della rete è la sua immensità. Sono le infinite possibilità che ci offre. Il dolore della rete è la sua complessità, la difficoltà di esplorare uno spazio così vasto e disordinato.

Il vantaggio della rete è che può semplificarci la vita, quando troviamo qualcosa (o qualcuno) che sarebbe difficile rintracciare in altro modo. Ma non lo fa ancora quanto potrebbe. Se è facile informarci su un libro e (volendo) comprarlo, altre cose altrettanto semplici non sono ancora disponibili; o non lo sono in modo adeguatamente agevole, utile e affidabile. Ma, presto o tardi, arriveranno: e diventerà sciocco costringerci a percorsi più complessi e faticosi solo perché non usiamo l’internet o non ne conosciamo abbastanza le possibilità.

Il problema della rete è che non sempre è facile trovare ciò che cerchiamo. E alcune cose, che sembrano ovvie, non ci sono affatto... o sono irreperibili (potrei citare parecchi esempi di informazioni che possono sembrare banali ma né io, né altri siamo riusciti a trovare – e di persone che in teoria sono online ma in pratica sono irraggiungibili).

Uno dei grandi valori della rete è la sua complessità. È disordinata, selvaggia, indomabile e imprevedibile. Questo è un problema se ci aspettiamo percorsi logici e coerenti. È una risorsa se impariamo a seguire l’istinto e l’intuizione.

Insomma l’internet è imperfetta, tutt’altro che infallibile, qualche volta comoda e semplice, in altri casi complicata, fastidiosa e snervante. Ma quando troviamo la nostra strada nella rete è un’esperienza che non finisce mai di stupirci. Ci sono infinite occasioni di incontro, di dialogo, di informazione e di emozione che non potremmo mai conoscere in alcun altro modo.






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