Il potere della stupidità
Kali

Come difendersi dalla stupidità


Intervista di Alessandra Bonzi a Giancarlo Livraghi
trasmessa in quattro “puntate”
da ReteTre Svizzera – “Acquarius”
il 6, 13, 20 e 27 marzo 2008



Vi offendete quando qualcuno vi dice che siete stupidi? Male! Non dovreste, perché tutti noi siamo più o meno stupidi. E non è un problema. Basta saperlo.

Per fortuna c’è chi la stupidità ha voglia di osservarla e studiarla, non per buttar via il tempo – che sarebbe stupido – ma per capire come conviverci. Come Giancarlo Livraghi, che ha da poco pubblicato “Il potere della stupidità”.

Più che “conviverci”, si tratta di difendersi – o, meglio, contrastare e ridurre il potere della stupidità.

In generale si parte sempre dal concetto che gli stupidi sono gli altri e che le persone si dividono in stupide e non. In realtà quasi nessuno è completamente stupido e tutti siamo un po’ stupidi. E più capiamo come siamo stupidi, meglio ci possiamo difendere.


Chi è uno stupido? Perché magari la gente dice: «sì, sei stupido» e qualcuno si offende...

Io no, perché parto dal concetto che se non mi accorgessi di essere stupido sarei il più stupido degli stupidi. Non dobbiamo offenderci: si tratta di capire che la stupidità è un fenomeno della natura umana.

Tra l’altro, definire la stupidità è difficile, come è difficile definire l’intelligenza. Possiamo ragionare su questi argomenti anche senza averne una precisa definizione, ma è bene sapere che quell’esattezza teorica ci manca. Sull’intelligenza ci sono molteplici e complicati studi, ma che cosa sia non è affatto chiaro. Sulla stupidità c’è abbondanza di chiacchiere, ma scarsità di studi – se non cerchiamo di capirla meglio, restiamo sempre allo stesso punto.

C’è un metodo proposto da Carlo Cipolla, che mi sembra il più utile: ragionare in base agli effetti. Se qualcuno si comporta in modo da nuocere a se stesso, oltre che agli altri, quello è lo stupido. Se guardiamo i fatti, capire è più facile che se cerchiamo definizioni astratte.


Lei nel suo libro afferma: «La stupidità umana è onnipresente, ma non onnipotente». Ci vuole spiegare questa affermazione?

Cerco di riassumere. Abbiamo detto che siamo tutti un po’ stupidi; se guardiamo la storia dell’umanità, dalle origini a quello che succede nelle cronache quotidiane, vediamo che c’è molto comportamento stupido nelle cose grandi e piccole. Ma questo non vuol dire rassegnarsi, non vuol dire spaventarsi o considerare la stupidità come inevitabile o invincibile. Inevitabile sì, ce n’è una quantità preoccupante. Invincibile no, perché ci si può difendere.


Ci fa un esempio di un comportamento stupido che può essere corretto?

Per esempio, è stupido ripetere sempre gli stessi errori. Qualche volta vale addirittura la pena di sbagliare apposta (su questo magari ritorneremo in una prossima trasmissione). Ma intanto diciamoci che se, quando qualcosa va male, non ci si ferma a cercare di capire perché si è sbagliato (e così un’altra volta fare meglio) questo è un comportamento molto stupido. Purtroppo ne vediamo un’infinità di esempi. Invece di imparare dagli errori, si insiste assurdamente nel ripeterli.

La stupidità è molto pericolosa perché è imprevedibile. Se ho a che fare con una persona cattiva, ma consapevole, posso contare sul fatto che che stia attenta a quello che fa. Perciò è dannosa, ma è prevedibile. Lo stupido è imprevedibile: può fare cose inaspettate senza rendersi conto delle conseguenze.


La stupidità sta crescendo?

Credo di no, nel senso che possiamo considerarla una costante – più o meno è sempre stata quella che è. Il problema è che stanno crescendo le dimensioni. Per dirlo in modo molto banale, supponendo che ci sia un “tot” di stupidità per persona, quando eravamo un miliardo era un miliardo moltiplicato x; adesso sei miliardi moltiplicato x è di più... Quindi, non è che sia aumentata la stupidità pro capite: c’è più gente, perciò c’è più stupidità.


È un problema di numeri...

Ci sono problemi che, aumentando di dimensione – pensi, per esempio, al problema dell’ambiente – si aggravano, cioè si arriva a un limite critico. Secondo me, in sostanza, se partiamo dal concetto che siamo stupidi come prima, ma che in certe situazioni diventa più pericoloso, forse capiamo com’è la situazione.


Lei nel suo libro “Il potere della stupidità” cita parecchi scrittori che hanno scritto di stupidità. Si è fatto un’idea di quali sono le cause della stupidità?

I fatti dimostrano che la stupidità è inerente alla natura umana. Credo che nel nostro essere ci siano queste componenti che chiamiamo stupidità. Non si tratta tanto delle cause, quanto delle cose che la possono favorire: e in questa analisi l’elenco diventa lungo – la disattenzione, i luoghi comuni, l’ignoranza, l’abitudine, eccetera: c’è una serie di fattori che aumentano gli effetti della stupidità.


«L’orgoglio è l’immancabile vizio degli stupidi» (Alexander Pope).




Allora, oggi parliamo degli abbinamenti esplosivi: uno degli abbinamenti più esplosivi è la stupidità e la fretta...

La fretta è una cosa pazzesca. Guardiamoci intorno: stiamo in una situazione in cui tutti hanno sempre fretta, non si sa perché. C’è la fretta per la fretta. Questa psicosi, ossessione per la fretta non si capisce da dove venga – ed è pericolosa. Fra l’altro, è estremamente stupido che io faccia una cosa molto in fretta, per cui quella cosa (perché è fatta molto in fretta) non funziona bene, per cui poi la devo rifare... il risultato è che ci metto dieci volte più tempo di quello che ci avrei messo se l’avessi fatta meglio la prima volta.

D’altra parte, però, non è una buona idea “tirare in lungo”: può anche essere molto stupido aspettare troppo per poi scoprire che è troppo tardi. Se fossimo meno travolti dalle frette inutili, potremmo essere più veloci nel fare ciò che serve quando è il momento.

La fretta è spesso una causa di errori, di malumore, di tensione, di nervosismo e di stupidità.


Noi stiamo correndo sempre di più, andiamo sempre più di fretta; alcuni attribuiscono questa fretta alla tecnologia che, tra l’altro, lei, nel suo libro, dice essere una cosa stupida...

Su questo ho scritto molto... forse troppo... In sintesi: la tecnologia, usata bene, ci dà e ci ha dato grossi vantaggi. Ma abbiamo una quantità enorme di tecnologie fatte male (o usate a sproposito). Insomma la tecnologia è certamente una risorsa, ma la realtà dei fatti è che, troppo spesso, è applicata male.


Stupidità e abitudine...

L’abitudine è pericolosa, perché siamo troppo abituati a vedere le cose in certo modo. Proviamo a cambiare percorso e a vederle in un’altra prospettiva: impariamo molto. Tra l’altro è divertente: la vita è più piacevole quando è meno monotona. Ma, oltre a essere una cosa gradevole, è anche molto utile perché così siamo meno stupidi. Se si continua a fare le cose sempre allo stesso modo, è noioso e non funziona. Quindi l’abitudine è una fonte di stupidità.


L’abitudine in questo caso non ci permette di evolvere, di crescere?

Anche questo è vero: non ci permette di evolvere, di crescere. Ma c’è anche il fatto che ci rende un po’ ottusi. Quando si cambiano le abitudini, si impara di più. Faccio un esempio che sembra banale ma non lo è: se vado tutti i giorni da un certo posto a un certo altro, se ogni tanto cambio strada vedo cose diverse, persone diverse, situazioni diverse, perché sono in un percorso “non abituale”. Secondo me, ogni tanto vale la pena di cambiare per il gusto di cambiare: qualcosa si impara.


Ma aggrapparsi alle proprie abitudini non è anche sintomo di una certa paura?

È vero: c’è un rapporto fra l’abitudine e la paura. Ma attenzione: non è che la paura sia in sé stupida, è vero il contrario. Uno che non avesse mai paura di niente farebbe errori pericolosi. Ci sono cose di cui dobbiamo avere paura.


Sarebbe stupido?

Sì, sarebbe molto stupido. Se, parlando con le persone più coraggiose del mondo, chiediamo: «Ma tu non hai mai paura?» la risposta è «Certo che ho paura, so bene che devo avere paura – poi certe cose le faccio lo stesso, ma tengo conto del rischio».

Il problema è che abbiamo paura di cose di cui non dovremmo avere paura: abbiamo paura di imparare, abbiamo paura di sapere una cosa che ci dà un po’ fastidio sapere, abbiamo paura del nuovo, del diverso... e questo è pericoloso, perché (a parte il fatto che può creare conflitti e incomprensioni) ci limita, ci chiude, ci restringe l’orizzonte.


Mi viene in mente che la stupidità ha anche un fratello, che è l’ego. Lei nel suo libro afferma: «Essere innamorati della propria voce è stupido». È un po’ un problema di ego? Lei è un po’ stupido ogni tanto?

Sì, capita anche a me di essere stupido. Per fortuna, qualche volta, me ne accorgo. Il problema dell’“ego” è molto diffuso: quanta gente vediamo che parla per il piacere di parlare, a cui piace ascoltarsi? Alla fine non si capisce che cosa stesse dicendo, perché bada se stesso e non dagli ascoltatori. Questo è stupido anche perché se non abbiamo rispetto per gli altri, la conseguenza è che gli altri non hanno rispetto per noi. Se non abbiamo il gusto della diversità, non impariamo mai niente.

Ascoltare è un’arte difficile...


... ma è intelligente?

Sì, è uno dei modi per essere intelligenti e per non essere stupidi.


Oggi abbiamo parlato delle sorelle e dei fratelli della stupidità. Nella prossima puntata parleremo della stupidità di alcune situazioni e di alcuni atteggiamenti.





Come abbiamo anticipato la scorsa puntata, oggi si parla della stupidità di alcuni atteggiamenti: per esempio, ci concentriamo sulla stupidità del giovanilismo.

A me danno preoccupazioni e mettono disagio tutte le cose che finiscono in “ismo”. Gli “ismi” servono a deformare un concetto che forse all’origine è buono, ma poi diventa qualcos’altro. Cominciamo a uscire dai cliché – e già abbiamo fatto un bel passo per allontanarci dalla stupidità generale.

Giovanilismo” che cosa vuol dire? Andiamo a creare i cosiddetti “conflitti generazionali” che non giovano a nessuno e andiamo poi a proporre un prototipo modaiolo, abbastanza stupido, di ciò che per fortuna non mi sembra di essere mai stato – e che molti giovani di oggi non sono. Quelle pedestri banalità non aiutano a essere giovani nel senso più divertente e interessante della parola.

Quindi liberiamoci di questi “ismi”, di questi schematismi sciocchi che ci confondo le idee e non ci aiutano a pensare e capire il prossimo. Cerchiamo di guardare le persone come persone, ogni individualità come “unica e inimitabile” – di e capire che valore ognuna ci può dare, perché nessuno ci può dare tutto e tutti ci possono dare qualcosa.

Silvio Ceccato, che sapeva “parlare ai giovani”, usava dire: «Se tu mi dai una moneta e io ti do una moneta, ognuno di noi ha una moneta. Se tu mi dai un’idea e io ti do un’idea, ognuno di noi ha due idee».


A proposito di “ismi”, mi viene in mente che anche i luoghi comuni sono abbastanza stupidi, come “Non ci sono più le mezze stagioni”...

Ogni anno ci sono le mezze stagioni, non è vero che non ci sono: quello è proprio uno stupido luogo comune – chissà chi se l’è inventato.

L’importante è imparare a distinguere. Se qualcuno dice: «Gli struzzi mettono la testa sotto la sabbia», sta ripetendo una cosa su cui non si è mai fermato a pensare. Se uno struzzo mettesse la testa sotto la sabbia sarebbe talmente cretino che quel tipo di struzzo sarebbe estinto. È chiaro che gli struzzi non mettono la testa sotto la sabbia: è un esempio volutamente banale, ma il problema è che “prendiamo per buone” un’infinità di cose altrettanto assurde. Fermiamoci un minuto, cerchiamo di capire, perché spesso “ciò che si dice” non è vero.


Nel suo libro c’è un capitolo dedicato alla stupidità del potere. So che è un argomento che le sta molto a cuore...

Guardiamoci un po’ intorno: credo che stia a cuore a tutti. Abbiamo l’impressione che il potere stia facendo bene il suo mestiere? A me sembra proprio di no. Quello che ho cercato di fare è chiedermi perché.

Se partiamo dal concetto che tutti sono (siamo), in qualche misura, stupidi, se una persona è stupida e ha poco potere, fa un danno in quantità limitata. Se una persona, con la stessa quantità di stupidità, ha potere, fa un danno molto maggiore.

Un altro aspetto del problema è che il potere, in sé, istupidisce (lo ha detto anche Nietzsche). Ma non basta dirlo filosoficamente, è essenziale capire cosa c’è nel meccanismo del potere che rende stupidi.


E che cosa c’è che rende stupidi?

In sostanza, il potere può andare a una persona che non è affatto assetata di potere – ma che, poiché sa fare meglio certe cose, senza che lo desideri si trova collocata in una posizione di responsabilità. “Dato che questa cosa la sai fare, falla tu”. In quel modo abbiamo un potere intelligente, perché abbiamo dato responsabilità a qualcuno cui non interessa il potere, ma la qualità di quello che fa.

Dall’altra parte possiamo avere una persona che non capisce niente, ma acquisisce potere perché vuole disperatamente potere, ama il potere come tale e lo carca fino a quando lo ottiene. Siccome c’è competizione per il potere, la persona che bada alla qualità non dedica molte energie ad avere più potere, perché non gliene importa niente. L’altra persona si concentra invece sull’avere potere: quindi c’è un meccanismo nel potere che porta a diventare molto stupidi e a fare molto danno.


«Un cretino è un cretino. Due cretini sono due cretini. Diecimila cretini sono un partito politico» (Franz Kafka).




«Fin da quando ero bambino, mi accorgevo che qualcuno era stupido e mi accorgevo che ero stupido io – e questo mi ha sempre preoccupato». Lo dice Giancarlo Livraghi, oggi ospite per l’ultima volta ad “Acquarius”, è l’autore di “Il potere della stupidità”, un interessante libro che parla di stupidi e stupiderie, appunto.

Appurato che siamo tutti un po’ stupidi, e che la stupidità abbinata ad altri comportamenti può avere conseguenze disastrose, cerchiamo di capire oggi se e come ci siano antidoti alla stupidità.

Certo che ci sono gli antidoti. Quella che non c’è è una “formuletta” che risolva facilmente tutti i problemi. Però, se cominciamo a capire come funziona – e si può – vediamo come difenderci, come diventare meno stupidi: gli antidoti ci sono e possiamo fare qualche esempio...


Allora facciamoli.

Per esempio, la semplicità. Ho dedicato a questo argomento un capitolo che si chiama “L’arte difficile della semplicità”. Complicare è facilissimo, semplificare è difficile. Fra l’altro alcune delle più grandi invenzioni e scoperte nella storia della cultura e della scienza sono successe con intuizioni di sconcertante semplicità. E’ affascinante constatare come lunghi anni di studio si traducano improvvisamente in quella sintesi semplice che a posteriori sembra ovvia, ma prima nessuno era riuscito a vedere.

Allora, perché non cerchiamo di semplificare? Non è facile, ma ci si può arrivare: semplificare quello che diciamo, semplificare quello che scriviamo, semplificare quello che facciamo...

Questa, per esempio, è una risorsa. Un’altra – ne parlavamo in una delle scorse trasmissioni – è ascoltare. Se uno non capisce, diventa stupido. Quindi, ascoltare, semplificare...


Essere un po’ ironici?

Decisamente sì, ma stiamo attenti a forme di bassa comicità che qualche volta fanno ridere – spesso neanche quello – e che non servono a niente. L’ironia è importante; prendersi troppo sul serio è sbagliato. Un po’ di ironia – e anche una buona dose di autoironia – non solo mette di buonumore, perché può essere divertente, ma aiuta a capire.


E anche noioso...

“Prendersi troppo sul serio”, mancare di autocritica, è noioso e deprimente. A questo proposito, c’è una constatazione interessante. Ho scritto un libro su un tema drammatico e pericoloso. Chi lo legge spesso dice «mi sono divertito». Sono molto contento che sia così, ma c’è una domanda: come fa una cosa così preoccupante a essere divertente? Il fatto è che la soluzione spesso è piacevole (il problema no). Quando si trova una soluzione giusta, non c’è solo sollievo, c’è anche divertimento. E, comunque, un po’ di umorismo non guasta mai.


In conclusione, accettare che siamo tutti un po’ stupidi è il sano punto di partenza.

Sì, è proprio così.

C’è un testo interessante di Karl Popper che parla di come funzionano gli errori. Sbagliare è necessario, non sbagliare mai è impossibile. Almeno impariamo a sbagliare: in qualche caso, proviamo a sbagliare apposta. Questo, fra l’altro, è il processo scientifico; ma anche se non stiamo facendo lavori scientifici di grande livello, possiamo fare uno sbaglio piccolo, così succede una conseguenza piccola che possiamo correggere facilmente – e abbiamo imparato qualcosa che ci sarà utile quando dovremo affrontare situazioni più impegnative.

Se prendessimo un bambino appena nato e lo mettessimo sotto una campana di vetro in un mondo isolato da qualsiasi attacco esterno e lo tenessimo lì un anno, perderebbe il sistema immunitario della madre. Se poi togliamo la campana di vetro, il bambino muore. Perciò bisogna vaccinarsi, sviluppare gli anticorpi.

Gli antidoti sono tanti – li ho anche spiegati nel capitolo conclusivo del mio libro – ma in sostanza si tratta di rendersi conto di essere stupidi e quindi cercare di imparare come non esserlo. Ripeto, per certi aspetti è drammatico, ma l’esperienza pratica è anche molto divertente.


«Cos’è l’infinito? Pensa alla stupidità umana» (Bertand Russell).





Per chi preferisce ascoltare le interviste in “audio”
questi sono quattro file compressi (zip).

6 marzo 2008

13 marzo 2008

20 marzo 2008

27 marzo 2008




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