Il potere della stupidità
Kali

La sintesi più completa e rigorosa
di tutto ciò che di serio
si può dire sulla stupidità

 
Recensione su Dada-Libri – 28 settembre 2007



Quando nel 1996 Giancarlo Livraghi scrisse un breve testo in inglese, The Power of Stupidity, pubblicato su un sito americano, non sapeva di aver “messo in moto una vicenda” che nel corso degli anni sarebbe cresciuta e si sarebbe estesa in un primo tempo sotto forma di dibattiti e dialoghi in rete, per poi diventare un libro, uscito in prima edizione nel 2004 con il titolo Il potere della stupidità. Da poco è stata riproposta la seconda edizione che presenta alcuni approfondimenti su vari aspetti di un problema che, oltre a procurare fin dalla giovane età dubbi e preoccupazioni al nostro autore, è sempre stato sottovalutato, poco studiato e capito.

Si tratta della stupidità, ovvero, della “più grande forza distruttiva in tutta l’evoluzione del genere umano”. Ragionare sulla stupidità vuol dire soprattutto valutarne le conseguenze pratiche e il lettore, guidato da chi, come Livraghi, allo studio di questo fenomeno ha dedicato tempo, impegno ed energie, possiede ora uno strumento prezioso – e soprattutto concreto – per riconoscerne i vari aspetti, prevederne e, nel migliore dei casi, contenerne gli effetti.

Il volume si presenta di facile e scorrevole lettura. Dopo aver precisato in termini personali l’origine di questo suo interesse, l’autore dedica un capitolo a “Stupidità e biologia” per continuare con “Il prevedibile e l’imprevedibile” e con una serie di leggi, come la nota legge di Murphy, oltre a quelle di Parkinson e di Cipolla. I numerosi rimandi ad autori e testi considerati fondamentali sul “perché le cose non funzionano” diventano strumenti di conoscenza utili per orientare i nostri comportamenti nella vita di ogni giorno e sul lavoro. In particolare, il metodo di Cipolla che valuta la stupidità – e quindi l’intelligenza – in base ai risultati dei comportamenti umani, piuttosto che in base a definizioni teoriche, è utile per la definizione di una sintesi grafica basata sulle classiche coordinate cartesiane, “il grafico stupidologico”, e dei tre corollari di Livraghi.

La stupidità della burocrazia, la stupidità e l’ignoranza, la paura, l’abitudine e la fretta sono solo alcuni dei capitoli di questo volume che si conclude con citazioni illustri e con una serie di antidoti: è auspicabile che Il potere della stupidità diventi un testo obbligatorio in molti ambienti lavorativi e scolastici.

Livraghi precisa molto modestamente nell’epilogo che «queste poche pagine non hanno la pretesa di esaminare il problema in tutti i suoi aspetti né di proporre soluzioni che possano liberarci del tutto dal rischio perenne della stupidità». Credo invece di poter dire, insieme a molti altri lettori, che questo libro, frutto della grande esperienza imprenditoriale e in termini di rapporti umani del suo autore, può essere considerato la sintesi più completa e rigorosa di tutto ciò che di serio si può dire o è stato scritto sulla stupidità.

Offre inoltre numerosi spunti di riflessione e, nonostante la gravità del tema trattato, incuriosisce e può diventare motivo di un certo buonumore. Non certo il sorriso che, come si dice, abbonda sulla bocca degli stolti, ma di chi, consapevolmente, si chiede spesso “sono stupido?” e agisce di conseguenza.

Lidia Gualdoni




Intervista di Lidia Gualdoni a Giancarlo Livraghi


L’intervista, frutto di un piacevole scambio epistolare, approfondisce alcuni aspetti non solo della personalità dell’autore, ma anche della sua lunga e meticolosa attività di studio sul fenomeno della stupidità.

Lei sta studiando la stupidità umana da quindici anni: si considera un esperto in materia?

Non mi considero uno “specialista” sull’argomento, ma è vero che ho cercato di studiarlo, per parecchi anni, e che un mio libro è intitolato Il potere della stupidità. Visto che mi sto preoccupando della stupidità fin da quando ero un ragazzino, che ho letto e ho studiato, che ho cercato di ragionare e ho scritto un libro generalmente apprezzato dai lettori... forse ne so qualcosa di più di chi non l’ha fatto con altrettanto impegno. Ma ciò non vuol dire che mi consideri un “esperto”. In generale è una parola che preferisco evitare: troppo spesso i cosiddetti “esperti” sono ignoranti presuntuosi – e, per quanta competenza si possa avere su un qualsiasi argomento, si diventa facilmente stupidi e ignoranti se si dimentica che “non si finisce mai di imparare”.


So che questa esperienza è cominciata con un sito internet e che ha avuto il contributo di molti lettori.

Si, è stata un’esperienza interessante. E lo è ancora. I dialoghi continuano, spesso in modo imprevedibile. Mi confortano i commenti, che ho avuto da molti lettori, sull’utilità del mio libro nel ragionare sulle loro esperienze. Naturalmente – e giustamente – ognuno lo fa in modo diverso, ma quasi tutti dicono: “mi ha aiutato a pensare” e anche “sono cose che sapevo, ma adesso mi sono più chiare”.

I commenti dei lettori mi hanno anche aiutato a chiarire meglio alcune osservazioni – e così a far nascere la seconda edizione. Che non è, nella sostanza, diversa dalla prima, ma (credo) in varie cose migliorata,

Quando (dopo averci pensato per tutta la vita) avevo cominciato a scrivere sull’argomento, undici anni fa, non immaginavo che poi sarebbe diventato un libro. E quando ha preso forma è diventato un libro un po’ particolare. È scritto in modo che su possa leggere tutto in fila, dalla prefazione a pagina 140, oppure scegliendo gli argomenti e saltando qua e là. Per questo è diviso in 25 brevi capitoli – e ho cercato di fare in modo che, nei limiti del possibile, ciascuno possa essere letto anche indipendentemente dagli altri.


Visitare il suo sito gandalf.it è indispensabile per comprendere tutti gli aspetti da lei affrontati?

Spero di no. Alcune cose che ho pubblicato online e che non sono contenute nel libro (in cui sono indicati gli indirizzi di riferimento) possono essere utili per particolari approfondimenti. Ma mi auguro che il libro stia in piedi da solo e che non sia indispensabile leggere altro per capire il significato e trarne le opportune deduzioni.

Il libro è, intenzionalmente, breve. E anche nella seconda edizione ho preferito non allungarlo. Perciò alcune aggiunte non “indispensabili”, ma (credo) utili, si trovano online.


Le confesso però che la lettura del suo libro ha suscitato in me un certo sgomento, come non essere “catastrofisti”?

È inevitabile che ragionare sull’enorme potere della stupidità umana susciti un certo sgomento. E sarebbe sciocco non preoccuparsi. Ma ho constatato che in molti, se non in tutti, la lettura del libro suscita anche un certo (relativo) buonumore. Del tipo «lo sapevo, ora lo so ancora meglio... Così, certamente, non posso eliminare la stupidità, ma forse posso un po’ ridurne gli effetti».

Sono “catastrofista” quanto lei. Alla luce dei fatti, non so come si possa non esserlo. Ma metterci a piangere serve a poco. Se ognuno di noi fa un minuscolo pezzettino, nell’ambito delle sue possibilità, per rendere qualcosa un po’ meno stupido... sarà anche poco, ma non è inutile. E la somma di tante “piccole” cose può avere effetti inaspettatamente “grandi”. Come, per fortuna, è dimostrato da molti fatti concreti, dalle origini della storia umana fino ai nostri giorni.


A volte non le sembra che basterebbe solo un poco di buon senso per risolvere tante situazioni?

È vero. Bisognerebbe, in qualche modo, praticare, insegnare, diffondere, premiare il “buon senso”. Che andrebbe misurato non solo in termini di risultati pratici (cose fatte meglio e in modo più semplice), ma anche di relazioni umane (meno irritazione, fastidio, delusione... più buonumore, collaborazione, solidarietà).

L’esperienza dimostra che fare così è tutt’altro che impossibile. E che la qualità dei risultati – da tutti i punti di vista – è enormemente migliore. Per fortuna le stupidità (quando non hanno conseguenze gravi) sono spesso ridicole. E così, mentre possiamo sperare di aver imparato qualcosa da un nostro errore, possiamo anche vedere la situazione con un po’ di umorismo.

Mi viene in mente una frase di Alessandro Manzoni (che è citata anche nel libro). «Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».


Come mai ha scelto di evitare gli esempi pratici – che nella storia dell’umanità sono così numerosi?

Ci sono vari motivi per cui ho scelto di non farli. Il primo è la vastità dell’argomento. Si potrebbero scrivere mille pagine senza arrivare ad avere un’antologia significativa. Un secondo è che questo libro non vuole essere un how to, cioè un “manuale” su “come fare” la tale o talaltra cosa. Il terzo è che l’attenzione tende aconcentrarsi sull’esempio, nella sua particolarità. E su ogni cosa specifica ci possono, quasi sempre, essere opinioni diverse.

Si finisce con l’andare a discutere se sia o no stupido il comportamento di qualcuno in una situazione attuale o in un evento storico, se siano positive o negative le conseguenze di un certo agire – dibattiti spesso inconcludenti, oppure analisi serie che richiedono un approfondito studio specifico... E perciò “quello è un altro libro”.

In altri libri ho fatto molti esempi, ma sono su argomenti più specifici. Il tema della stupidità è così vasto e così compenetrato con un’infinita varietà di comportamenti umani, che concentrarsi su questa o quella situazione diventa deviante. Lo si potrebbe fare solo analizzando in modo preciso e approfondito particolari fatti o categorie di comportamento... e così si ritorna al fatto che “quello è un altro libro” (che non sono in grado di scrivere, perché – anche se ne fossi capace, cosa di cui dubito – per farlo decentemente non basterebbe tutta una vita).


Ma crede si possa davvero cambiare con un libro – con il suo libro?

Si e no. Si, perché “il libro giusto al momento giusto” (ogni sorta di libri, secondo il caso) ci può aiutare a cambiare molte cose. No, perché dipende da noi. Non è il libro che ci “cambia la vita”, è ciò che accade in noi quando lo leggiamo. E, come ho detto e scritto in varie occasioni, ogni volta che qualcuno legge nasce un libro diverso. O almeno questa è la mia opinione...

Per quanto riguarda Il potere della stupidità, è interessante constatare che molti lettori l’hanno trovato utile – e pensano che davvero li possa aiutare a cambiare qualcosa. Ovviamente ognuno a modo suo, con prospettive e conseguenze diverse. È questo “il bello” di un libro che cambia, si evolve, si sviluppa nella mente di chi lo legge. E intanto anch’io continuo a imparare dalle osservazioni dei lettori.





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