Il potere della stupidità
Kali

Per affrontare la stupidità
bisogna non essere stupidi

 
Una recensione
in “Cultura dell’idea” – 12 gennaio 2009



Non ho mai avuto grandi miti di riferimento, nella mia formazione professionale, se non i grandi della letteratura e della scienza, quindi figure del passato. Però, qualche volta, alcuni personaggi contemporanei mi hanno più di altri colpito. Di loro ho apprezzato, a tratti, la chiarezza della scrittura, altre volte l’acutezza del pensiero, in altri casi la carica innovativa e lo spirito creativo.

In una persona, però, tutte queste qualità le ho trovate riunite: è Giancarlo Livraghi. Seguo da decenni il suo percorso professionale, ho letto tutti i suoi testi e sono un divoratore del suo sito, una delle prime buone cose apparse nel web nazionale, quando queste cose ancora non si usavano, il mitico Gandalf.

Diverse volte, colto da un dubbio, ho chiesto per e-mail un suo parere e nel giro di pochi minuti si è subito materializzata la risposta, gentile, precisa, approfondita nonostante una splendida sintesi.

Poi, qualche tempo fa, è stato così gentile da inviarmi uno dei suoi libri, il solo che non avessi ancora letto, anche se ne conoscevo il titolo: Il potere della stupidità.

Diciamo che ci vuole un certo coraggio a scrivere un intero libro sulla stupidità umana, non perché questa non abbondi, ma perché, nel farlo, si rischia. Potrebbe venir fuori un elenco di aforismi o potrebbe apparire uno zibaldone di scarso spessore. Ma se l’autore è Livraghi, che non solo è una garanzia di una scrittura intelligente (fondamentale per avere le carte in regola per affrontare un simile argomento) ma che è anche persona dotata di una sottile auto-ironia, il risultato è davvero eccellente. Il libro è divertente, documentato, profondo.

Lo ritengo anche utile e infatti, nel leggerlo, ho pensato quanto sarebbe servito a un manager mio cliente che, a mio avviso, ne aveva proprio bisogno. Così gliene ho regalato una copia. Solo che, scioccamente, ho ritenuto che la cosa fosse gradita. In realtà a distanza di due mesi dall’invio non l’ho più sentito. Quanta gente permalosa che c’è in giro!

Enrico Cogno





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