Il potere della stupidità
Kali
Capitolo 9


Tre corollari


Una constatazione abbastanza evidente è che le persone intelligenti generalmente sanno di esserlo, i malvagi sono quasi sempre consapevoli del proprio atteggiamento e anche le vittime meno consapevoli hanno qualche percezione del fatto che qualcosa non va. Ma gli stupidi non sanno di essere stupidi – e questo li rende ancora più pericolosi.

Questo è un fatto diffusamente noto a chi osserva con un po’ di attenzione l’assillante problema della stupidità umana. Ma è molto preoccupante. Mi riporta alla prima, angosciosa domanda: sono stupido?

Ho superato varie prove di “quoziente di intelligenza” con buoni risultati. Purtroppo conosco il funzionamento di quei formulari e so che significano poco o nulla.

Molte persone mi hanno detto che, secondo loro, sono intelligente. Ma anche questo non è significativo. Potrebbero essere troppo gentili per dirmi la verità. O, al contrario, potrebbero voler sfruttare la mia stupidità a loro vantaggio. O, più semplicemente, potrebbero essere stupide come me.

Mi rimane un filo di speranza. Spesso sono acutamente cosciente di quanto sono stupido (o lo sono stato). E questo indica che non sono completamente stupido.

A volte ho cercato di collocarmi nello schema stupidologico (vedi il capitolo 8) usando il più possibile risultati di azioni (non opinioni) come unità di misura.

Secondo la situazione, sembra che io tenda a oscillare nella parte alta del grafico (sopra l’asse X) fra il “primo quadrante” e il “secondo” – talvolta disperatamente perso fra le persone che forse sono utili agli altri, ma non a sé. Spero di essere dal lato migliore dello schema così spesso come mi sembra.

In generale, sembra logico aspettarsi che i fattori più forti di successo si trovino abitualmente nel primo o nel quarto quadrante, a destra dell’asse Y. Ma il numero impressionante di persone “del terzo quadrante”, o comunque del lato sinistro del diagramma, che hanno splendide carriere si può spiegare con un forte desiderio da parte di molti potenti di circondarsi il più possibile di stupidi (vedi i capitoli 6 e 10).

Il problema non è solo come collocare noi stessi nel grafico, ma anche capire come la nostra stupidità può interagire con quella degli altri. Fin dalle più remote origini del pensiero umano, quasi tutti (anche alcuni dei migliori autori sull’argomento) ragionano come se ci fosse una netta separazione fra persone intelligenti e persone stupide. Ma, per quanto possa sembrare imbarazzante, è evidente che la cosa non è così semplice.

Poco dopo aver letto il suo saggio sulla stupidità, scrissi a Carlo Cipolla. Fui piuttosto sorpreso quando mi rispose – con una lettera breve, ma cortese.

Gli avevo chiesto «Che cosa pensa del mio “corollario” alla sua teoria?». La risposta fu «perché no?» – dal che deduco che ho un consenso da parte sua, o almeno nessuna obiezione, a un concetto che influisce profondamente su ogni valutazione del problema della stupidità umana.


Primo corollario di Livraghi

In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità
che è sempre maggiore di ciò che pensiamo

Questo fattore “interno” a ciascuna persona crea un modello tridimensionale – e non credo di doverne spiegare la struttura, perché nessuna persona stupida o pavida sarebbe arrivata a leggere fino a questo punto.

Naturalmente, oltre alla nostra e altrui stupidità, possiamo inserire anche altre variabili, come i nostri diversi fattori di comportamento e il modo in cui si combinano con quelli di altre persone. Può essere saggio dimenticare il fattore “intelligenza”, perché non ce n’è mai abbastanza. Ma non è il caso di trascurare i valori del “quarto quadrante”, perché anche la persona più generosa può, qualche volta, comportarsi da “bandito”, anche se solo per errore.

Con l’aggiunta di questi fattori si crea un complicato modello multi–dimensionale di difficile gestione. Ma anche considerando solo le nostre componenti individuali di stupidità la complessità può essere sconcertante. Provare per credere... ed essere davvero spaventati.

*   *   *

Questo corollario non è necessariamente riferito all’opera di un singolo autore. Può riguardare la “prima legge fondamentale” di Carlo Cipolla «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione» (vedi capitolo 7) oppure la “legge di Finagle” o il “rasoio di Hanlon” (capitolo 1) o la “legge di Murphy” (capitolo 4) o le osservazioni di altri sul fatto che la diffusione e il potere della stupidità sono generalmente sottovalutati.

Quando questo concetto cominciava a svilupparsi, durante i miei tentativi iniziali di studiare il problema della stupidità, aveva preso forma nella mia mente come “primo corollario”. Mi chiedevo come potesse essere il primo, visto che ne avevo uno solo. Ma la percezione iniziale si è rivelata giusta, perché poi ho scoperto che ce ne sono almeno tre.


Secondo corollario

Quando la stupidità di una persona si combina
con la stupidità di altre, l’effetto cresce
in modo geometrico – cioè per moltiplicazione,
non addizione, dei fattori individuali di stupidità

È diffusamente accettato il concetto che “il totale di un network (cioè di una rete o comunità) cresce del quadrato del numero degli appartenenti” ed è abbastanza ovvio che lo stesso criterio si possa applicare all’effetto combinato dei fattori di stupidità. Questo può aiutare a spiegare il noto fatto che le folle possono essere molto più stupide di quanto siano le singole persone che le compongono.

È noto che fenomeni analoghi si rilevano in comunità di varia specie – come dice l’antico adagio latino Senatores boni viri, senatus mala bestia. Sui problemi delle organizzazioni vedi La legge di Parkinson e Il principio di Peter nei capitoli 5 e 6.

La stupidità ha una così pericolosa tendenza a riprodursi e moltiplicarsi che può anche travolgere o coinvolgere persone abitualmente intelligenti quando, senza accorgersene, si lasciano influenzare dalla stupidità collettiva.

Cioè la stupidità, se la osserviamo come aggregato, è un insieme più compatto e costante di altri comportamenti umani. Ma ovviamente il quadro si complica, con conseguenze ancora più preoccupanti, se consideriamo che nessuno è completamente immune dalla stupidità.


Terzo corollario

La combinazione delle intelligenze
di persone diverse è più difficile
della combinazione di stupidità

Non si tratta solo del fatto che il potere della stupidità è troppo spesso sottovalutato – e le sue conseguenze sono difficilmente prevedibili. Le cause (come gli effetti) di questo problema sono molteplici e complesse.

La stupidità è incoerente – non ha alcun bisogno di pensare, organizzarsi o progettare per produrre effetti combinati. Il trasferimento e il coordinamento dell’intelligenza è un processo meno semplice e spontaneo.

Le persone stupide possono aggregarsi istantaneamente in un gruppo o “massa” super–stupida, mentre le persone intelligenti funzionano come gruppo solo quando si conoscono bene e hanno esperienza nel lavorare insieme.

La creazione di gruppi ben armonizzati che condividono intelligenza può generare notevoli forze anti–stupidità, ma (contrariamente alle aggregazioni stupide) queste comunità hanno bisogno di organizzazione e mantenimento. E possono perdere una parte rilevante della loro efficacia per l’infiltrazione di persone stupide o per inattese crisi di stupidità in persone abitualmente intelligenti.

In alcune situazioni questi rischi possono essere in parte ovviati (se non del tutto tenuti sotto controllo) essendo coscienti dei possibili problemi prima che qualcosa vada storto e avendo un backup di intelligenza (cioè una riserva di risorse intelligenti nel gruppo) per riempire i vuoti e correggere gli errori prima che il danno diventi troppo grave.

Chi sa portare una barca a vela sa che cosa intendo dire; come lo sa ogni persona che opera in un ambiente in cui le conseguenze di ogni azione sono dirette e tangibili. (Vedi In memoria di Peter Blake).

Un altro elemento distruttivo (come vedremo nel capitolo 10) è che i sistemi di potere tendono spesso a collocare al vertice persone più dedite al proprio vantaggio (o a quello di gruppi ristretti) che al bene collettivo – e questi, a loro volta, tendono a favorire e proteggere la stupidità e a tenere la vera intelligenza il più lontano possibile.

Se è insidioso e pericoloso, in tutte le sue forme, il potere della stupidità – lo è ancora di più la stupidità del potere.




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