onda
Le onde dei pensieri


Wireless – dicembre 2000



Quando le cuciture
saranno invisibili...


Le soluzioni wireless continuano a moltiplicarsi. Ora si parla di comunicazioni sottomarine. I sonar e gli ecoscandagli non sono una novità; ma si stanno sviluppando nuove tecnologie per la trasmissione dati sott’acqua. Si tratta di trasformare un segnale digitale in onde sonore, e poi di riconvertirlo. Come accade con la tradizionale “modulazione” sulle linee telefoniche analogiche (quella che usa uno strumento chiamato modem, cioè un modulatore e de-modulatore). Questi nuovi sistemi, ovviamente, non hanno solo un’utilità militare ma possono servire anche nell’oceanografia e in diverse altre applicazioni scientifiche e civili.

La comunicazione “senza fili” è un sistema complesso fatto di tante diverse tecnologie. E non è una novità. Se facciamo un passo indietro nella storia, vediamo che la comunicazione a distanza è sempre stata wireless. Tamburi, trombe, campane, torri, obelishi, minareti, bandiere, segnali di fumo, fari, fanali, piccioni... Ai tempi dell’antica Roma c’era un “telegrafo senza fili”, una rete di segnali di fuoco sulle alture durante la notte, che permetteva a Giulio Cesare di comunicare con la capitale dal più remoto accampamento nelle Gallie. E Archimede con gli specchi non solo mandava segnali, ma incendiava le navi nemiche...

La comunicazione wired, cioè via filo o cavo, è molto più recente. È nata nel 1844 con il telegrafo (trent’anni più tardi il telefono). E poi... in poco più di mezzo secolo (un batter d’occhio nella storia dell’umanità) si è arrivati al “telegrafo senza fili”. Con la sostanziale differenza, rispetto ai sistemi wireless di duemila o diecimila anni fa, che è possibile comunicare “quasi istantaneamente” in tutto il pianeta (e in pochi minuti con un impianto operante su Marte). Oggi le soluzioni “via etere” si moltiplicano con una tale complessità che è difficile capire che cosa stia succedendo – e ancor più dove stiamo andando. Intanto sono tutt’altro che superate le soluzioni “via cavo”, tanto è vero che si continuano a installare fibre ottiche e a sviluppare tecnologie per utilizzare più efficacemente i “vecchi fili” delle reti preesistenti.

Lo sviluppo delle tecnologie è, inevitabilmente, turbolento. Nel 1982 John Naisbitt scriveva in Megatrends: «The gee-whiz futurists are always wrong because they believe technological innovation travels in a straight line. It doesn’t. It weaves and bobs and lurches and sputters». Che, press’a poco, significa «I futurologi del sensazionale sbagliano sempre, perché credono che l’innovazione tecnologica proceda in linea retta. Non lo fa. Oscilla, rimbalza, sbanda e traballa». La molteplicità e la confusione delle soluzioni tecniche che imperversano oggi è ancora superiore a quanto si potesse prevedere vent’anni fa. Ed è quasi impossibile capire quali sono mode passeggere e quali avranno applicazioni più durature.

Molte delle tecnologie di oggi sono più irritanti che utili. Molti cosiddetti “progressi” sono in realtà passi indietro, perché invece di migliorarci la vita la peggiorano, invece di semplificare i processi li complicano, invece di darci un servizio migliore ci fanno perdere tempo e pazienza. Molte cosiddette “innovazioni” non hanno altra utilità che mettere in disuso sistemi e apparecchi perfettamente funzionanti e costringere tutti a inutili quanto costosi “aggiornamenti”. Da questo marasma, presto o tardi, bisognerà uscire. Ma non è facile capire come.

Senza avventurarmi in impossibili profezie... credo che il punto di arrivo sia un sistema seamless. Cioè, come dicono gli americani, “senza cuciture”. O, più precisamente, con cuciture così ben fatte che l’utilizzatore non se ne accorge.

Una sola tariffa (enormemente più bassa di tutte quelle che paghiamo oggi) per qualsiasi tipo di comunicazione (voce o dati) a qualsiasi distanza. Un solo numero (o indirizzo “alfanumerico”) che rimane lo stesso dovunque si vada (com’è già oggi con l’internet). Un’infinità di reti e di sistemi. Con grandi e piccole reti “chiuse” (come oggi un centralino telefonico per le comunicazioni interne; ma con applicazioni molto più ampie e senza limiti geografici). Ma con un sistema generale interconnesso e totalmente compatibile, trasparente e aperto a tutti. La possibilità di accedere con qualsiasi strumento: un telefono portatile, un telefono fisso dovunque sia (ovviamente senza monete, gettoni o schede di pagamento), un apparecchio installato su un aeroplano, su una nave, su una barca a vela in mezzo all’oceano, su un cammello in mezzo al deserto, in fondo al mare, in cima all’Everest o su una navicella nello spazio.

Quanto la struttura del sistema sia basata su cavi, cellule, ponti radio, satelliti eccetera... è un problema che riguarda chi gestisce le infrastrutture. Per chi lo usa dev’essere semplice, unico, “globale”, seamless, senza complicazioni, con soluzioni stabili, affidabili e durevoli nel tempo. Tutto questo è possibile con tecnologie oggi esistenti (o in fase di sviluppo, come nel caso delle trasmissioni acustiche sott’acqua). Come in tante altre cose, il problema non sta nelle soluzioni tecniche; ma nelle capacità organizzative e nella volontà strategica di mettere le tecnologie al servizio delle esigenze umane. Il che significa, nello sviluppo dell’informatica e delle telecomunicazioni, una radicale inversione di rotta.


Giancarlo Livraghi   gian@gandalf.it




Home Page Gandalf
home