gassa I nodi della rete
di Giancarlo Livraghi
settembre 2007

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(migliore come testo stampabile)


Le false “innovazioni”
(e la stupidità delle tecnologie)



Un po’ di umorismo può essere più eloquente di tanti ragionamenti complicati. Come ho già fatto parecchie volte, cito di nuovo una “fonte” che a una vivace e divertente vena satirica unisce una seria competenza in fatto di tecnologie.

Queste sono tre vignette pubblicate da J.D. Frazer (“Illiad”) dal 26 al 28 settembre 2007.


vignette


Per chi non sa l’inglese, o non conosce tutti i dettagli del “tecnichese”, la storia è questa. Un tecnico, insieme al suo amico computer parlante (due personaggi abituali in questa serie), sente dire in televisione che la Microsoft ha deciso di facilitare il downgrade dall’ultima versione di windows (“vista”) a quella precedente (“xp”). Si chiedono che cosa voglia dire questa “novità“.

(Ovviamente downgrade è il contrario di upgrade, cioè si tratta di “scendere”, o di restare nella situazione preesistente, invece di “salire” da una versione di un software a quella successiva, che spesso è costosamente inutile, se non dannosa).

In ufficio, un altro tecnico si trova davanti alle richieste dei clienti che vogliono downgrade e parla con loro di quanto possa essere interessante la possibiltà di “risalire” a una serie di versioni precedenti.

Due degli abituali personaggi ragionano sulla faccenda. Uno chiede: «Che cosa c’è di così buono in “xp” per cui non vuoi upgrade a “vista”?». L’altro risponde «Nulla di buono, è pessimo». E poi spiega: «È come la democrazia e i governi, è la peggiore versione esistente di windows, salvo tutte le altre».
 

Mi sembra che il senso di queste vignette sia chiaro e non abbia bisogno di commento. Ma vorrei aggiungere due osservazioni.

Se qualcuno, leggendo questa o una di tante altre cose che ho scritto, pensa che mi sia antipatica la Microsoft, ha ragione. Ma non si tratta di un cruccio nei confronti di quella particolare impresa.

Il problema è che si tratta di un monopolio. E che, per mantenere e rinforzare la sua “posizione dominante”, non solo costringe a usare prodotti esageratemente costosi, e pieni di pasticci fatti per la convenienza del fornitore e non per utilità di chi usa il suo software, ma “forza” continuamente nuovi upgrade che sono inutili, spesso dannosi, sempre fastidiosamente complicati.

L’altra, e fondamentale, osservazione è che non si tratta di una sola impresa – e neppure di un solo settore tecnico. Abusi, assurdità e “false innovazioni” imperversano dovunque, spesso governate dalla miopia di interessi particolari e dallo sconfinato potere della supidità.

Il progresso (e il buon senso) non sta nell’accumulo di complicazioni, ma, al contrario, nell’uso delle tecniche e dei metodi più semplici (e perciò più solidi e affidabili) che siano adatti a una specifica applicazione.




Un’osservazione più generale si trova in un commento
pubblicato dalla stessa fonte (Illiad) il 15 luglio 2007.


vignette


Ovviamente hacking qui va inteso nel suo vero significato,
cioè impegno nella tecnologia e nell’innovazione.
È sempre più frequente constatare
la diffusa abitudine di “pensare con la tastiera”,
producendo balordaggini tecniche,
anziché con la “corteccia cerebrale”,
cioè l’intelligenza umana.





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