gassa

I nodi della rete
12 – febbraio 2002


di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Storie di nodi
e di rubriche


 

Alcuni lettori mi hanno chiesto che cosa sia il nodo raffigurato nella testata di questa rubrica – e perché abbia scelto proprio quello. Altri hanno qualche curiosità su come sono nate le varie rubriche i cui contenuti sono riprodotti in questo sito. Eccomi a rispondere alle due domande. Ma mi sembra opportuno, prima di entrare in quei dettagli, fare qualche osservazione a proposito di nodi e di reti.

Che nella rete ci siano “nodi” è evidente. E anche che ci siano garbugli di ogni specie. Ma ci possono essere nodi ben fatti e nodi fatti male. Un nodo ben concepito è utile, funzionale, semplice ed efficiente. Si sa e si vede com’è fatto, svolge bene il suo compito – e all’occorrenza non è difficile scioglierlo. La metafora è semplice e ha parecchie applicazioni concrete. Se nell’attività online si applicassero i criteri con cui si concepiscono e si eseguono i nodi in mare o in montagna (dove dala qualità di un nodo può dipendere di tutto, compresa la vita delle persone) le cose funzionerebbero molto meglio.

Non si tratta solo degli aspetti tecnici – e della continua mescolanza di soluzioni geniali e straordinariamente efficaci con pastrugni inestricabili, incompatibili e fastidiosi. È ancora più importante (come molto si dice, ma troppo poco si fa) gestire bene i “contenuti”. Che nell’immensità della rete ci sia un po’ di tutto, comprese cose inutili, ciarpame di ogni specie e cose che interessano solo a quattro gatti... è inevitabile e non è, in sé, un problema. Basta trascurare quella roba e cercare ciò che ci interessa. Ma in quelle parti della rete che non sono “annodate” come si deve il percorso diventa difficile.




Il nodo in questa pagina (come sa bene chi ha pratica di barche e di vele) è una “gassa d’amante”. Senza entrare in dettagli tecnici... è uno dei nodi fondamentali, ha vari usi importanti, è concepito per “tenere” ma non “stringere” (cioè è completamente diverso da un cappio).

La simbologia mi sembra evidente: abbracciare la rete, tenersi ben connessi a ciò che ci interessa, governare con mano ferma gli strumenti che usiamo, scegliere i nodi nel modo che più ci conviene, saper sciogliere i legami quando vogliamo. E diffidare della falsa benevolenza di chi vuole “stringerci” con qualche nodo di sua invenzione – e che, anche quando non vuole impiccarci, sta comunque cercando di legarci le mani, di metterci al guinzaglio o di ingarbugliarci i pensieri.


 
Questo sito non è dedicato
al racconto di storie personali.
Pubblico questa “piccola cronaca”
di rubriche e pubblicazioni
perché alcune persone me l’hanno chiesta.
Chi non è interessato all’argomento
può tranquillamente
smettere di leggere a questo punto.
 


Nessuna delle rubriche è nata per mia iniziativa. La prima fu l’idea di un signore che non conoscevo – sei anni fa. Non so come avesse scoperto la mia esistenza, ma la sua rivista (Internet News) mi aveva intervistato due o tre volte. Mi chiese di fare una rubrica “alla maniera della bustina di Minerva di Umberto Eco”. L’idea mi sembrò simpatica, decisi di chiamarla i garbugli della rete e il primo numero uscì nel giugno 1996. Non fu mia, ma della redazione, l’idea di metterci come simbolo una bussola (per i “precisionisti” una rosa dei venti) e per motivi abbastanza ovvi la approvai senza esitazione.

La rubrica ebbe una buona affermazione, parecchi lettori fedeli... l’editore mi confermò varie volte che stava dando un buon contributo alla diffusione della rivista. L’ottavo “garbuglio” (febbraio 1997) ebbe un successo particolare. L’anima e il corpo sta circolando ancora oggi online in mezzo mondo ed è stato tradotto in otto lingue.

Un fatto curioso è che molti di quei testi, se li rileggo oggi, mi sembrano di grande attualità. Uscirono trenta numeri (di cui due solo online). Mi sarebbe piaciuto raccoglierli in un libro, ma non ho mai trovato un editore disposto a pubblicarlo (molti di quei temi sono ripresi in un libro che è uscito nel 2000, L’umanità dell’internet). È esaurita una piccola edizione “cartacea” che fu realizzata “fuori commercio” in poche copie nel dicembre 1998 e che regalai ad alcuni amici.

Sembrava che la serie del “garbugli” dovesse durare per chissà quanto tempo – ma ci fu un cambiamento di situazione. Il direttore della rivista se ne andò. Col suo successore la convivenza fu un po’ meno facile. Alla fine la collaborazione si concluse – l’ultimo “garbuglio della rete” uscì nel dicembre 1998. Ma intanto dal seme dei “garbugli” erano germogliate altre cose.

Alla fine del 1996 fu affidato a un internet provider l’incarico di produrre un sito web dedicato al marketing e alle attività d’impresa online. Mi fu chiesto di fare una rubrica concettualmente diversa dai “garbugli” perché orientata al business. Il committente era la Telecom – e le mie opinioni in fatto di monopoli, oligopoli e confusopoli erano note anche allora. Ma non ci fu mai alcuna limitazione alla mia libertà di scrivere ciò che penso. Chiamai la rubrica Il mercante in rete (un titolo che avevo già usato per un capitolo di un libro) e – con la mia solita propensione ai simboli nautici – ci misi la ruota del timone.

Il primo numero fu pubblicato nel febbraio 1997. Fin dall’inizio ne uscì anche una versione inglese, Netmarketing. Quell’operazione online durò un anno – poi la Telecom decise di “tagliare i fondi” e di eliminare ogni tentativo di “produrre contenuti”. Ma nel frattempo Il mercante in rete aveva avuto una buona affermazione e ormai la rubrica “viveva di vita propria”. Per un altro anno continuò con un editore diverso, ma per vari motivi la collaborazione non mi convinceva... così alla fine decisi di portarla avanti per conto mio. Dura ormai da cinque anni, con un numero sempre crescente di lettori “fedeli”, in Italia e in giro per il mondo.

Fu (credo) il successo dei “garbugli” e del “mercante” ad attirare l’attenzione di un altro editore, che alla fine del 1997 stava mettendo in cantiere la prima rivista italiana dedicata al marketing in rete e all’e-business: si chiama Web marketing tools. Si mise in contatto con me e mi chiese di fare “qualcosa come i garbugli ma orientato al business”. Il titolo della rubrica, Off-lineriflessioni a modem spento, fu un’idea dell’editore. Di mio ci misi, di nuovo, una metafora nautica: la barchetta all’ancora. Il primo numero di “offline” uscì nel febbraio 1998. La serie continua regolarmente da quattro anni, in due lingue (ma la versione inglese è solo online).

Nel 1999 l’editore di una rivista che si occupa di pubblicità mi fece alcune domande sui “nuovi sistemi di comunicazione” – e alcune interviste furono pubblicate. Più tardi mi propose una rubrica, per un supplemento dedicato all’internet – e così nel maggio 2000 cominciò la serie dei nodi della rete (con un nome volutamente simile, ma non uguale, ai garbugli).

Quando, l’anno dopo, un altro editore mi chiese un’altra rubrica, naturalmente prima di accettare ne informai le riviste con cui già collaboravo ed ebbi il loro consenso. Ma alcuni mesi più tardi l’editore che pubblicava i nodi della rete ebbe una postuma “crisi di gelosia”, oltre a vari problemi di organizzazione... e così la collaborazione fu chiusa. La serie dei “nodi” continua, ma non più su quella testata.

La rivista MediaForum esiste da trent’anni e in vari periodi mi aveva chiesto collaborazioni occasionali. Nel 2001 mi chiese una rubrica “fissa” per una sezione che prese il nome di NetForum. Invece di cercare un’ennesima metafora nautica decisi di chiamarla il filo di Arianna (ovvio... ma chiaro) e mi sembrò inevitabile che l’icona fosse un labirinto. Dal marzo 2002 la rubrica continua su NetForum che è diventata una rivista separata.

Un po’ prima, alla fine del 2000, in un settore diverso... era stata, anche in quel caso, un’idea dell’editore quella di chiedermi una rubrica sulla neonata rivista Wireless. Volutamente diversa dal contenuto generale della testata, che tratta prevalentemente temi tecnici sulla telefonia mobile e sui sistemi di telecomunicazione “senza fili”. Ero un po’ incerto su che cosa scrivere in quel contesto, ma trovai un’ottima collaborazione con il direttore e con la redazione e insieme riuscimmo a individuare una serie di argomenti che mi sembrano interessanti. Trovai anche quello che all’editore a me sembra un buon titolo, le onde dei pensieri, con l’icona “onda”. che l’accompagna.

È stata un’esperienza piacevole e stimolante, che tuttavia è durata poco più di un anno: dal gennaio 2001 al marzo 2002. La rivista ha cambiato direttore, redazione e impostazione editoriale – nel nuovo contesto era inevitabile che la mia collaborazione finisse. Non so che cosa accadrà in futuro, ma spero di trovare un modo per continuare anche quella serie – con o senza un riferimento alle “onde hertziane”.




Questa è la storia – fin qui. Non so che cosa potrà succedere nei prossimi mesi o anni. Forse qualcuna delle rubriche sarà finita. Forse alcune continueranno in altro modo. O forse qualcuno mi chiederà di farne nascere una nuova. Si vedrà.

Panta rei, tutto cambia, tutto si evolve, anche in modi inaspettati e imprevedibili. Ma in un modo o nell’altro continuerò a cercare di capire e a condividere informazioni, analisi, deduzioni, pensieri e ragionamenti con chi ha la cortesia e la pazienza di leggermi.


 

 
 


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