Cè un grande sogno nellera dellinformazione e
della comunicazione. Fin da quando nel 1980 Jean-Jacques
Servan-Schrieber diceva in Le défi mondial:
Nellera post-industriale la finitezza di
sempre, che ci opprimeva e ci imponeva la sua legge, si infrange.
A portata degli uomini si trova finalmente la risorsa infinita, lunica:
linformazione, la conoscenza, lintelligenza.
Non è solo una poetica fantasia, unutopistica
speranza. È unidea molto concreta, che rientra nel
mondo del possibile. Ancora più oggi che ventanni fa,
quando non si pensava ancora alla diffusione dei personal
computer. Nel 1980 linternet esisteva da quasi dieci anni,
ma pochi la conoscevano. Era ancora un privilegio di un
ristretto mondo scientifico. Un sistema per collegare i
grandi, complessi, costosi computer di allora.
Quella che poi prese il nome di inter-net
ventanni fa collegava 200 host. Oggi sono 120 milioni.
Nessuno sa quante siano le persone che possono accedere, ma si tratta
di centinaia di milioni. Con una crescita che non è esponenziale
o mirabolante ma è veloce e continua.
La rete non è globale. Per ora,
purtroppo, è diffusa solo in una parte relativamente
ristretta del mondo. Gran parte dellumanità ne
è ancora esclusa. Per mancanza di connessioni, per
motivi economici o per divieti politici. Non sono pochi i
paesi in cui collegarsi alla rete fuori da un ristretto
ambito strettamente controllato e censurato dalle
autorità vuol dire rischiare la prigione o la vita.
Questo è, in sé, un fatto grave e uno dei
problemi che affliggono il mondo intero.
Ma almeno in quella parte del mondo in cui viviamo il
sogno di una nuova libertà, di un modo di
vivere e di pensare libero dalla finitezza del
passato, dovrebbe essere una realtà diffusa, una
pratica abituale. Invece non è così e
dobbiamo chiederci perché. Cè un abisso, che
sembra incolmabile, fra quello che potremmo fare con le
risorse di comunicazione e di informazione di cui disponiamo
e quello che in realtà stiamo facendo.
Le risorse tecniche ci sono e non sarebbe difficile, se
si volesse, renderle molto più semplici, accessibili,
compatibili ed efficienti. Quella che manca è
levoluzione culturale. Molte delle cose che si dicono e si
scrivono sulla rete sono deformate e deformanti. Su due
percorsi in apparenza opposti ma essenzialmente simili.
Cè il mondo degli incubi, delle paure, delle
misteriose e oscure minacce. Cè quello delle
esagerazioni, delle fantasie, delle promesse miracolistiche.
Luno e laltro rappresentano la rete per quello che non
è. Non è un mondo a parte, popolato di androidi
inquietanti o di misantropi chiusi in uno spazio artificiale.
Non è, daltro lato, un paese dei balocchi dove la
cosa più importante è giocare con le
tecnologie, alla continua ricerca di qualcosa di nuovo o
bizzarro, forse divertente per pochi ma inutile o fastidioso
per la maggior parte dellumanità.
Per capire la rete bastano alcuni concetti molto
più semplici e soprattutto più umani. Non mi
stancherò mai di ripetere che linternet è un
sistema biologico (anche in analisi strettamente tecniche
è definito come un bioma o un
ecosistema). E che la rete non è fatta di
macchine, connessioni o protocolli. È fatta di persone.
Ciò che conta non è la tecnologia ma il
modo in cui le persone la usano. Le molteplici
possibilità di scambio, di incontro, di dialogo, di
conoscenza. Linfinita ricchezza di relazioni, di idee, di
sentimenti, di somiglianze e diversità. La
possibilità per ogni persona di costruirsi una
sua rete su misura. Limmensità delle
risorse disponibili che sarebbe disorientante se non fosse
possibile come di fatto è costruire un po per
volta un sistema di scelte e di relazioni a misura
umana in cui muoversi in modo gradevole, scorrevole,
stimolante, tuttaltro che macchinoso o faticoso.
Qualche anno fa era di moda annunciare eventi miracolosi,
rivoluzioni improvvise, innovazioni sconvolgenti. Già
il non avverarsi di quelle bizzarre profezie basterebbe per
dare un senso di delusione e smarrimento. Ma cè di
peggio. Si è inventata unaltra favola, chiamata
nuova economia. Che ha assai poco a che fare con
il mondo vero dellinternet e con le realtà
delleconomia ha scarsa parentela. Si tratta soltanto di
avventurose speculazioni in borsa, basate su proiezioni
finanziarie irrealizzabili, e perciò condannate a un
inevitabile crollo. Una bolla daria è
stata gonfiata a dismisura, si è in parte sgonfiata
e chi aveva rischiato i suoi risparmi i quelle avventure si
trova a mal partito se non ha avuto lastuzia o la fortuna di
uscire dal gioco al momento giusto. Ora tutti i profeti che
avevano sostenuto quelle effimere avventure si trovano in
comprensibile imbarazzo. Ma quelle vicende sono del tutto
estranee alla realtà umana, civile, sociale (e
perciò anche economica) dei nuovi sistemi di
comunicazione.
Purtroppo leco degli sconquassi speculativi ha diffuso
unestesa perplessità su tutto ciò che riguarda
la rete. Non solo nelle imprese, ma anche nelle persone.
Limportante è dimenticare quelle bizzarre avventure e
guardare molto più serenamente la realtà.
Fino a due o tre anni fa lItalia era un paese
arretrato nelluso dellinternet. Oggi è
ancora lontana dalla situazione dei paesi più
avanzati (come gli Stati Uniti, il Canada, i
paesi scandinavi, lOlanda). Ma ormai anche da noi la
diffusione della rete ha superato una soglia da
cui non si torna indietro. Non è ancora di
tutti ma non è più il privilegio di
pochi. La diffusione della rete è sempre
meno diversa per area geografica, situazione economica,
livello scolastico, eccetera. Se lItalia ha solo
30 host internet per 1000 abitanti, quando la Finlandia ne ha
più di 150, vuol dire che abbiamo ancora molto spazio
per crescere. Ma intanto, in cifra assoluta,
siamo fra i primi dieci, forse fra i primi sei, paesi del
mondo per attività online. La quantità ormai
cè e continuerà a crescere. Il problema
è riempirla di qualità.
Dobbiamo dimenticare le leggende, positive e negative, e
concentrarci sullunica cosa che conta. I valori umani. E su
quella base ritornare finalmente a sognare il vero, grande
sogno di unumanità più libera, più
aperta e più ricca di conoscenza, di dialogo, di
scambio. Questa è la base su cui, se la si capisce e
la si rispetta, si possono costruire anche solide e sane
attività dimpresa. Ma non dobbiamo dimenticare che il
98 per cento della rete è fuori dai nostri confini e
perciò se è bene coltivare con cura il mercato
interno è ancora più importante una spinta
energica allesportazione. Di beni, di servizi e di idee.
Un altro aspetto importante è ciò che
linternet può fare per il miglioramento delle
organizzazioni e della qualità della vita.
Da anni penso che vorrei svegliarmi una mattina e vedere un
traffico più sciolto, più disteso, meno
intasato e nervoso. Se quel giorno verrà, saprò
che avremo finalmente imparato a usare la rete.
Non si tratta solo del telelavoro ma di
ripensare la struttura delle organizzazioni. Da trentanni
gli studiosi delle strutture dimpresa hanno dimostrato che
organizzazioni meno gerarchiche, con responsabilità
più diffuse, con una più attiva partecipazione
delle persone a tutti i livelli e in tutti i ruoli, sono molto più
efficienti e chi ci lavora ha maggiore benessere e migliore
motivazione. Le gerarchie, nel settore pubblico come in quello
privato, faticano ad adattarsi a questa logica (di cui la rete,
usata bene, è lo strumento ideale).
Non si tratta di creare un mondo disumano e crudele in
cui ognuno è imprigionato in un cubicolo di isolamento
e non incontra mai i suoi colleghi di lavoro. Si tratta di
dare a ognuno più responsabilità e
flessibilità. Con la possibilità svolgere a
casa sua, o dove altro vuole, quella parte del lavoro che non
richiede la presenza in ufficio. Si tratta di eliminare tutti
quei percorsi inutili, quelle pastoie burocratiche per cui si
va a fare qualche inutile coda per cose che si potrebbero
fare meglio online. Non solo si risparmierebbe
unenormità di tempo oggi sprecato, non solo si
alleggerirebbero i problemi del traffico, ma migliorerebbe la
qualità della vita e dei rapporti umani.
Tutto questo è possibile? Senza dubbio. Dobbiamo
solo trovare la volontà e la coscienza civile per far
sì che questo sogno, come quella generale
migliore e più ricca vita di conoscenza e di relazione
di cui parlavo allinizio, si possa avverare. È un
diritto di tutti noi. Più saremo a volerlo e a cercarlo,
con entusiasmo e con ostinazione, più presto
diventerà realtà.