Prendo spunto da alcuni messaggi in cui si parla di
Zivago. Ma vorrei fare una premessa: lepisodio di cui parlo
è un esempio di cose che succedono quasi dovunque...
quindi non so parlando di quella libreria (che ha i suoi
pregi e i suoi difetti) ma di un esempio, fra tanti
possibili, di un andazzo generale.
La storia è questa. Circa un mese fa mi accorgo
che su Zivago un mio libro è presentato con alcuni
errori e ci sono altre corbellerie (per esempio è
attribuito a me un libro che non ho scritto). Segnalo il
fatto il 19 aprile e ricevo unimmediata e cortese risposta
dalla loro simpatica e intelligente webmaster (spero che
nessuno mi chieda di chiamarla webmistress). Seguono, nel
tempo, altri scambi di e-mail con lei, che è sempre
molto gentile e disponibile. Ma non succede nulla. Sono
passati più di venti giorni e gli errori sono ancora
lì.
(Immagino che il mio editore, cui naturalmente ho
segnalato il problema, stia sbattendo contro lo stesso muro
di gomma).
Evidentemente alle spalle di quella brava e gentile
persona cè un ingorgo. Umano, non tecnico. Per fare
quelle correzioni ci vuole meno di un minuto. Venti giorni
tolte le feste, pasqua eccetera sono circa 6000 minuti.
Quindi i casi sono due. O chi deve fare quel lavoretto
è un pelandrone allucinante, o quella correzione
è "in coda" e quindi nel sito ci sono
più di 6000 baggianate da correggere. Nelluno o
nellaltro caso, lorganizzazione è un disastro.
Se fosse un caso isolato sarebbe irrilevante. Ma quasi
tutte le organizzazioni che conosco funzionano malissimo e
stanno andando di male in peggio. Questo succede nelle
imprese (o altre organizzazioni) old economy e in quelle new
economy è ancora peggio. Con un problema molto
rilevante: che le inefficienze, comunque dannose, quando si
è in rete diventano più direttamente
percettibili e irritanti. Nella maggior parte dei casi
è peggio che nel caso di Zivago, perché non
cè neppure la persona attenta e gentile che (almeno)
risponde, ringrazia e prende atto del problema.
Insomma si fa un gran parlare di innovazione ma le
organizzazioni sono in mano a cavernicoli che stanno
regredendo da homo (pseudo) sapiens a pitecantropi. (Non
vorrei essere il maggiordomo di un pitecantropo
multimiliardario... ma quella è unaltra storia).
Un altro aspetto curioso di tutto landazzo, come
osservava Elena un po di tempo fa, è che tutti hanno
una terribile fretta ma le cose funzionano, oltre che male,
con estrema lentezza. Cioè cè un gran correre
qua e là di zombi impazziti che non hanno la
più remota idea di dove stanno andando. Lefficienza
del sistema (energia consumata rispetto al risultato
prodotto) non è mai stata buona ma sta
peggiorando.
Sembra che nella fretta imperversante nessuno abbia il
tempo di fermarsi un attimo e chiedersi che cosa stia
facendo. Se ci fosse una formica che guardasse come funziona
il nostro formicaio rotolerebbe con le zampette in aria in
unirrefrenabile risata.
Prima di chiederci se potrà mai esistere
unintelligenza artificiale, dovremmo andare a vedere in
quale pattumiera abbiamo buttato la nostra intelligenza
biologica. Per non parlare della "qualità della
vita", che si può migliorare parecchio
con un uso intelligente dei nuovi sistemi di comunicazione, mentre
con landazzo attuale sta succedendo il contrario.
È una tragedia? No. Cè sempre molta
turbolenza nel cambiamento e una forte dose di confusione
è inevitabile. Ma sarebbe ora, credo, di cominciare a
uscire dalle balle e dalle bolle e lavorare con un po
più di serietà, serenità e buon senso.
Oltretutto è più piacevole, più
divertente e dà più soddisfazione che correre qua
e là come topolini nevrotici che non sanno distinguere
fra il formaggio e le trappole.
Secondo voi... che cosa possiamo fare per uscire dal marasma?