Le comunità online
non sono "virtuali"

Un messaggio nella lista mktg di Giancarlo Livraghi gian@gandalf.it

5 giugno 2000


 
 

Da tanti anni, in tutto il mondo, si continua a parlare di "comunità virtuali". Che le comunità siano uno dei tessuti fondamentali della rete... è un fatto importante e non ancora abbastanza capito (se n’è parlato molte volte in questa lista).

Ma vorrei soffermarmi sull’altra parola: "virtuali".

Prima di venire al punto... permettetemi due premesse.

Se parlo del significato di una parola rischio di passare per un pedante (e non lo sono). Ma non è una banale questione di lessico.

Se è chiaro che definire bene le cose di cui si parla è uno strumento necessario del capire, mi si vede come un umile allievo di Socrate (e spero di esserlo). Ma facendo così si rischia la cicuta...

"Ciò premesso"... non ho mai capito che cosa voglia dire "vituale".

La parola è usata in una varietà di significati, tutti confusi e e tutti tendenti a confonderci le idee. In sostanza significa qualcosa che non c’è o la rappresentazione "finta" di qualcosa che c’è.

Chissà perché nessuno ha mai chiamato "virtuali" cose che lo sono. Il teatro, la pittura, il racconto, eccetera... anche, semplicemente, l’alfabeto. Probabilmente perché le conosciamo da millenni, sappiamo benissimo che sono rappresentazioni di qualcosa ma non per questo sono "irreali" (anche un quadro astratto rappresenta idee, sentimenti, pensieri, emozioni... insomma ha un "contenuto").

Le comunità online non sono "virtuali". Non sono "finzione" né "rappresentazione". Sono altrettanto reali di qualsiasi altra cosa che consideriamo realtà. Sono fatte di persone, in carne e ossa. Con tutte le qualità e i difetti, i valori e le debolezze, l’utilità e la difficoltà di ogni comunità umana. Questo è evidente a chi ha pratica della rete. Ma se smettessimo di chiamarle "virtuali" forse anche il resto del mondo capirebbe un po’ meglio di che cosa si tratta.

(Ci sono alcuni tipi di comunità, come mud, moo, muse eccetera, che hanno qualcosa di "virtuale" perché si collocano in situazioni "teatrali", scenari costruiti; ma ciò non significa che non possano esserci, anche in quelle, scambi umani "reali" e significativi. Comunque si tratta di un tipo particolare di ambiente che non può definire il concetto generale di comunità).

Naturalmente uno dei motivi per cui pochi vogliono capire che cos’è una comunità è che occuparsene è impegnativo. Molto più facile metter su un "sito" con quattro pupazzetti e senza un’idea. Una delle cose più difficili da far capire, ancora oggi, è che la "nuova economia" non è un posto dove fai due pernacchie e piovono miliardi. Non è una lotteria o una roulette, dove si può anche vincere ma è più probabile perdere.

Come in ogni altra cosa della vita... se si vuol ottenere un risultato, tocca lavorare.




Ci sono alcune altre parole che, secondo me, sarebbe meglio eliminare dal lessico. Come multimediale. E tutto ciò che comincia con ciber (o peggio cyber che in italiano è un errore di ortografia... e un segnale di pseudo-americanismo imparaticcio). Ma quella è un’altra storia.




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