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Mentire con le statistiche


Una lettura facile, interessante,
utile e divertente

(Non si tratta di matematica)


Recensione su Il Castellano – dicembre 2007



Sono sempre stato attirato dalla matematica, mi è sempre piaciuto “fare matematica”: elementari, medie, liceo scientifico, università. Anche tuttora, dopo tanti anni, con la scusa di dare una mano a mia figlia, (pure lei liceo scientifico), mi diletto, di nascosto, con qualche studio di funzione con annesse derivate e integrali.

Ma statistiche, probabilità e calcolo combinatorio, quelli no, non li ho mai sopportati. Il lancio della moneta, con il suo 50%, non mi ha mai convinto, anzi, avevo la quasi certezza di non “prenderci mai”. Figuriamoci poi con i dadi. La matematica, invece, mi dava sicurezza: se la conoscevi arrivavi al risultato. Ed era quello. Sicuro e non “probabilmente”.

Ho letto quindi questo “Mentire con le statistiche”: un titolo intrigante, la voglia di conoscerle, queste menzogne. Tranquilli: qui si parla poco di matematica, è un libro discorsivo, a volte divertente, si legge veloce insieme a quel piacere che ci riserva sempre la curiosità.

Hanno scritto (Kevin Davies-Jones, vedi opinioni): «Questa è una classica denuncia di come poteri politici, economici e culturali abusano delle statistiche per favorire i loro interessi. E’ una lettura molto facile, non occorre essere bravi in matematica per capire. E’ anche spiritoso e divertente, ma probabilmente vi farà arrabbiare scoprire come vi imbrogliano». (Cosa vi avevo detto!)

Non è un libro che insegna a diventare disonesti, anzi, spiega come salvaguardarci dalle disonestà altrui con esempi reali, con aneddoti su quelle statistiche che ci invadono tutti i giorni, su come difenderci per non cadere nelle trappole di quei discorsi che vorrebbero dispensarci sicurezze su un prodotto, su una linea politica, su una cura medica o su un farmaco.

“Nove persone su dieci usano XXX e la loro vita è cambiata!” Bene: è cambiata in meglio o in peggio? Il campione di persone analizzato è di dieci persone? Al mondo siamo circa sei miliardi: e tutte le altre? Sto ovviamente esagerando, però, troppo spesso, le statistiche sono, se non ingannevoli, appositamente ambigue o quantomeno incerte.

Giancarlo Livraghi a proposito del “valore statistico” del campione scrive: «Il valore statistico di un campione dipende dalla dimensione del campione, non dalla dimensione dell’“universo”. Cioè mille “casi” hanno lo stesso “valore statistico” sia che si tratti della Cina, della provincia di Bologna o di tutto il genere umano».

Per “universo” in termini statistici si intende il totale dell’“insieme” (cose, persone, fatti, opinioni) che si sta cercando di analizzare per mezzo di un “campione rappresentativo”. [n.d.r.]

«Se butto per aria una moneta, devo fare testa o croce ripetendolo “un certo numero di volte” per avvicinarmi al risultato statisticamente corretto (50/50), ma poiché non lo posso fare “infinite volte” dovrò fermarmi al punto in cui la probabilità di “errore statistico” (che non è mai zero) sia scesa a un livello accettabile. Questo è uno dei motivi per cui i decimali sono spesso “illusioni di falsa certezza”. Quando si dice che un certo indice è 14,52 è probabile che si tratti di un numero qualunque fra 13 e 16».

«Quando suddivido il campione la probabilità di errore statistico aumenta: per esempio suddividendo una popolazione in base a criteri demografici. Analogamente per valori qualitativi: se volessi sapere quante persone conoscono il tedesco in Italia o l’inglese in Cina e il mio campione fosse tutto a Bolzano o a Shanghai, avrei risultati completamente sballati».

Darrell Huff, con grande semplicità, esorta chi scrive di statistiche a farlo con onestà e, contemporaneamente, chi legge a farlo con attenzione e non con superficialità.

Tanti sono i “difetti” delle statistiche, altrettante, però, sono le armi a disposizione di chi, le statistiche, le legge: non fermarsi mai al primo sguardo (come in tutte le cose della vita, del resto) e chiedersi sempre qual è la fonte dei dati, come si è arrivati a questi dati, se forse ne sono stati tralasciati alcuni per distrazione o convenienza, se sono credibili, se si è girato attorno all’argomento per portare il lettore su altre strade.

Sembra complicato, ma, alla fine, questo esercizio risulta pure divertente e vi garantisco che si arriva all’ultima pagina con il sorriso sulle labbra.

Certamente, dopo la lettura, il mondo non sarà cambiato, ma, senz’altro, affronteremo la pubblicità, la politica, le informazioni che leggiamo ogni giorno sui giornali, che si pubblicano sui libri e che si insegnano da cattedre universitarie con spirito diverso, saremo certi che i nostri denti continueranno a cariarsi e che, se mangeremo un pollo intero in faccia a un amico affamato, la statistica ci tranquillizzerà dicendoci che ne avremo mangiato metà per uno.

... e vivremo tutti felici e contenti ...

Paolo Bassi





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