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Mentire con le statistiche


Una recensione in CICAP
Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale

cicap

16 luglio 2008

Disponibile anche in pdf
(migliore come testo stampabile)


Come non lasciarsi ingannare
dal senso “esoterico” delle statistiche
e dalla magia incantatrice dei numeri


Se pensate che la statistica sia un argomento complicato da lasciare agli addetti ai lavori, questo libro fa per voi. Se invece già siete matematici provetti, la sua lettura non mancherà di divertirvi.

Come ha fatto notare la rivista Statistical Science in un articolo celebrativo, questo smilzo volumetto uscito oltre cinquanta anni fa, con pochi numeri e neanche una formula, è il libro sulla statistica più diffuso nel mondo in tutti i tempi. Solo l’edizione in lingua inglese ha infatti venduto mezzo milione di copie. Niente male per un libro che parla di un argomento considerato arido dalla maggioranza dei comuni mortali!

Ma la ragione del successo è nel suo contenuto: i manuali tecnici di statistica non mancano certamente sul mercato mentre Mentire con le statistiche parla di qualcosa di molto vicino alla nostra quotidianità.

Proprio perché la statistica è un argomento “esoterico” diventa spesso naturale affidarci completamente alla magia incantatrice dei numeri e, implicitamente, di chi li presenta.

Talvolta gli stessi media o le aziende non hanno una percezione corretta dei numeri che stanno usando, ma non possono resistere, come l’autore ci mostra, dall’impiegarli per gonfiare, sensazionalizzare, e sovrasemplificare.

Questo libro mette in guardia da simili atteggiamenti, e dall’uso spregiudicato che se ne può fare per promuovere interessi economici, politici o personali. Si dice che il primo ministro britannico Benjamin Disraeli abbia affermato: «Ci sono tre generi di bugie: le bugie, le maledette bugie e le statistiche».

Darrel Huff non rivolge però una critica alla scienza statistica in sé – la cui utilità e importanza non è messa in questione – ma alle sue distorsioni, talvolta inconsce, che ci conducono a dare un significato diverso da quello contenuto (oppure assente) nei dati presentati.

Pur non essendo un matematico di professione, ma un giornalista indipendente che si è occupato degli argomenti più vari, Huff ha scritto un libro in uno stile lucido, fresco e divertente, talvolta pungente, che la rivista Atlantic Monthly ha definito “piacevolmente sovversivo”. Tradotto in molte lingue, incluso il cinese nel 2003, il volume appare finalmente in un’edizione italiana, che conserva le illustrazioni originali anni Cinquanta di Irving Geis.

I curatori, Giancarlo Livraghi e Riccardo Puglisi, lo hanno aggiornato ai nostri giorni con note, una prefazione e un post scriptum; anche se il suo contenuto originale è e rimane più che mai attuale.

Per i cultori del senso critico e della razionalità come i lettori abituali di questa rivista – e indipendentemente dalla loro competenza matematica – sarà un piacere percorrere insieme a Huff i dieci agili capitoli di questo libro, in cui si affronta, fra l’altro, il problema della significatività di un campione statistico, sia in termini numerici, sia di composizione.

Che valore dare all’affermazione “l’efficacia è stata dimostrata per l’80 per cento della popolazione esaminata”, se il risultato si riferisce solo a quattro persone su cinque?

E se credete alle dichiarazioni di un’università americana secondo cui, in base a un questionario postale, una percentuale altissima dei suoi laureati ha lavori ben retribuiti, vi siete chiesti quanti hanno risposto e quanti no – e se per caso tra coloro che hanno deciso di farlo i manager non sono sovrarappresentati rispetto a chi si è dovuto accontentare?

Siamo consapevoli che esistono tre tipi di “media”, che coincidono solo per una distribuzione cosiddetta “gaussiana” ma non in altri casi? e che qualcuno potrebbe usare a proprio vantaggio la media più appropriata quando si parla, per esempio, di livelli di retribuzione o di profitti distribuiti?

Gli approfondimenti di questi, e di altri modi per “statisticolare” ossia disinformare con materiale statistico, non mancano tra le pagine di questo piacevole libretto.

Andrea Albini




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