Rosa dei venti

I Garbugli della Rete - 27
ottobre 1998

Le vie della rete sono infinite

 
 
 
  Spesso mi diverto a cercar di capire come le persone trovano cose (o altre persone) in rete. E scopro che le vie sono più svariate e diverse di quanto la più sfrenata fantasia possa immaginare.

Una considerazione generale è che gli argomenti umani (dai più seriamente culturali ai più frivoli) suscitano spesso dialogo e scambio; mentre il mondo business è più silenzioso e meno partecipativo.

So dai log (e da conversazioni personali) che alcune cose che scrivo sulla comunicazione delle imprese sono lette da un buon numero di persone. Ma i messaggi che ricevo in rete su questi temi vengono da studenti o da altre persone che studiano l’argomento o ne sono incuriosite; non da imprenditori o dirigenti d’azienda... che sono la maggioranza dei lettori.

È un sintomo fra tanti di un certo disagio nel mondo delle imprese, che vive la rete come un problema (o un obbligo) più che una risorsa. Ma torniamo a noi... cioè a chi in rete vive e dialoga, e al modo in cui trova sentieri in questo territorio mutevole e complicato.

Ricevo un messaggio da una persona che vive in Messico, ha letto un mio testo sulla stupidità umana e mi propone di tradurlo in spagnolo (cosa che poi ha fatto, in modo eccellente). Come l’ha trovato? Tramite una mailing list dove un israeliano ha citato un testo che sta su un sito nel Colorado.

Un altro mi scrive dalla California, per parlare di qualcosa di mio che ha letto in rete. Come l’ha trovato? Facendo una ricerca genealogica sulla sua famiglia e scoprendo che in un mio testo, online su un sito in Spagna, citavo un libro del suo bisnonno.

Non sono ancora riuscito a scoprire come abbia trovato il mio indirizzo uno studente australiano, e perché abbia scritto proprio a me, per chiedermi consiglio su un’esercitazione. Come in tanti altri casi (anche in Italia) lo studente ha capito il problema – ma quello che non ha capito, e ha impostato il tema in modo sbagliato, è il professore...

Molte delle cose più interessanti che ho trovato in rete (e molte delle persone più simpatiche che ho conosciuto) sono quelle che ho scoperto in un modo inaspettato, quando credevo di fare tutt’altro.

Anche nell’uso dei “motori di ricerca” capita spesso di imbattersi in qualcosa di interessante con un percorso che non è il più ovvio. So che alcune (poche) persone sono capitate sul mio sito usando la chiave “pornografia”. Come ci siano arrivate, è un piccolo mistero... quella parola non compare in alcun titolo o sommario, è solo nel testo di qualche articolo in cui parlo di pretesti per la censura sulla rete. Se quelle persone cercavano immagini “piccanti”, sono rimaste molto deluse. Se invece cercavano qualche ragionamento sul tema... forse hanno trovato ciò che volevano.

Ricevo un messaggio, intelligente e stimolante, da un giovane che ha letto un mio testo di due anni fa. Come mai l’ha trovato ora? Perché studia legge e ha trovato una citazione in un sito giuridico; dove l’avevano messa perché l’avevano trovata in un libro pubblicato alla fine dell’anno scorso.

Un’altra persona, non meno interessante, che non legge abitualmente Internet News, ha trovato per caso una copia della rivista in casa di un amico. Da lì, non so bene come, è riuscita a risalire ad altre cose mie che si trovano online, finché una ha suscitato in modo particolare il suo interesse... e mi ha scritto.

Non sto dicendo, intendiamoci, che il modo migliore di usare la rete sia una “navigazione” a casaccio e senza bussola. In quel modo si trova poco o nulla – e di solito ci si stanca presto. Ma credo che sia importante (nella rete come nella vita) il “pensiero laterale”; che la curiosità e la capacità di cogliere nessi non sempre ovvi possa portare alle scoperte più interessanti.

Secondo me questa capacità di sorprendere, di offrire l’inaspettato, è una delle caratteristiche più interessanti della rete. Ma ci vuole lo spirito giusto... l’attenzione ai dettagli... l’intuito per “saltare” da un tema all’altro quando si coglie un segnale che sembra stimolante. Certo, si trovano vicoli ciechi... ma quelli ci sono comunque; e non è difficile capire quali strade portano verso una piccola scintilla di inaspettato e quali invece ritornano sul percorso dell’ovvio.

Lo studio del pensiero scientifico dimostra che tutte le grandi innovazioni sono nate da una sintesi intuitiva, da un “pensiero laterale”. Ma anche senza essere Archimede, Newton o Einstein ognuno di noi può fare scoperte molto interessanti con un pizzico di curiosità e di fantasia.

Tutto questo, naturalmente, è vero da sempre, anche senza i sistemi di comunicazione elettronica di cui disponiamo oggi. Ma nulla offre così tante possibilità, così a portata di mano, come può fare la rete per chi ha la curiosità e l’istinto della scoperta.
 

 

   
 
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  ottobre 1998
 



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