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Repressione e censura
Lo spettro incombe ancora
sull’Italia e sull’Europa

Una inquietante dichiarazione
del Commissario europeo Franco Frattini
preannuncia l’arrivo della più devastante
delle censure: quella sulle parole.
La strada è aperta per punire chi “pensa” troppo.


Comunicato ALCEI – 11 settembre 2007


Disponibile anche in pdf
(migliore come testo stampabile)



Apprendiamo con sgomento – ma purtroppo senza stupore – della proposta avanzata dal commissario europeo Franco Frattini di imporre una censura selettiva sulle parole utilizzate in rete. «I do intend» – dichiara Frattini all’agenzia Reuters il 10 settembre 2007 – «to carry out a clear exploring exercise with the private sector ... on how it is possible to use technology to prevent people from using or searching dangerous words like bomb, kill, genocide or terrorism».

La posizione espressa dal commissario Frattini è inaccettabile, gravissima e realmente liberticida. L’uso di pretesti come “sull’internet si impara come fare le bombe” è una bufala che risale agli albori della diffusione della rete e che insieme alle “violazioni” di copyright e alla strumentalizzazione della tutela dei minori ha costituito – come ALCEI denuncia continuamente da oltre dieci anni – la storica scusa per invocare censura e repressione.

È chiaro, e largamente dimostrato dai fatti, che ogni genere di “filtri” o divieti è inutile e inefficace nella repressione di attività criminali, mentre si trasforma inevitabilmente in uno strumento di censura e repressione dell’informazione, del dialogo e dalla libertà di espressione. Non è impedendo ai cittadini onesti di parlare di argomenti preoccupanti che si impedisce ai violenti, agli assassini e ai terroristi di continuare le loro perverse attività.

La posizione espressa dal commissario Frattini è tutt’altro che un evento isolato e si inserisce in un continuo e progressivo processo di compressione dei diritti individuali in nome di non meglio specificati “princìpi etici”. Come dimostra, per esempio, il gravissimo caso della richiesta – priva di fondamento legale, e di un provvedimento formale – avanzata dal ministero delle comunicazioni agli internet provider italiani di bloccare la raggiungibilità di un sito tedesco dai contenuti oggettivamente inaccettabili e culturalmente criminali, ma che si dovrebbero combattere con le armi della cultura e della critica, invece che con la repressione cieca e fanatica che serve solo a trasformare mostri in vittime.

Possiamo sperare che quelle incaute affermazioni trovino nell’Unione Europea, come nelle autorità italiane, qualche ostacolo di buon senso e di consapevolezza civile. Ma il solo fatto che di diffondano proposte di quella specie è un sintomo grave e preoccupante.

Ancora una volta si dimostra quanto siano fondati gli avvertimenti che ALCEI diffonde da tredici anni e che si stanno ripetutamente verificando.

La situazione che si è creata e aggravata nel corso del tempo – e che ora emerge all’attenzione del “grande pubblico” – dimostra come l’Italia sia in un vero e proprio stato di emergenza per le libertà civili.




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