Le relazioni sociali, dopo lalfabeto e la stampa, hanno potuto compiere un altro significativo passo in avanti grazie allavvento delle tecnologie elettroniche di comunicazione. Questo libro di Giancarlo Livraghi, giustamente, mostra linternet come modalità avanzata di comunicazione interpersonale, cioè di relazione tra uomini.
Ma una lettura più approfondita ci porta anche ad altre considerazioni. Come tutti sanno le relazioni tra i membri di una comunità sono assoggettate a una serie di regole esplicite o meno che tendono a stabilire varie norme comportamentali. In ogni sistema di comunicazione si possono cogliere le convenzioni principali, ad esempio che « non si deve dire né più né meno del necessario» (imperativo di Paul Grice).
Livraghi individua e spiega quelle "regole" che la comunità sta adottando per facilitare lo scambio di informazioni nellinternet comunque non facile a causa delle culture e delle convenzioni diverse tra i diversi utilizzatori. Il libro mostra in ciò il suo lato forse più interessante: si tratta infatti dellaspetto "culturale" della comunicazione.
Altri due stimoli alla riflessione derivano dal constatare linevitabile aumento di quantità e varietà di informazioni che il sistema rende disponibili.
Il primo riguarda la necessaria capacità di "governo" per indirizzare, coordinare e integrare al meglio i volumi crescenti di informazioni, capacità che si esprime anzitutto nellidentificare e selezionare le informazioni "pertinenti".
Ciò è possibile, evidentemente, solo conoscendo le finalità per le quali le informazioni si rendono necessarie e tali finalità riguardano non soltanto lazienda ma anche lambiente in cui opera. È noto infatti che linformazione in sé non ha valore alcuno e che la sua valutazione si compie solo con riferimento al suo specifico uso.
Questa prima osservazione, a proposito della capacità di governo del maggiore volume di informazioni, induce a riflettere anche sulla distanza oggi esistente tra le competenze disponibili e quelle che sarebbero invece necessarie, soprattutto in relazione alle situazioni critiche che molte aziende debbono fronteggiare. In questi anni frequentemente è necessario affrontare i danni che derivano dalla mancanza di competenza nel gestire dimensioni dimpresa troppo elevate e frettolosamente cercate invocando sinergie troppo spesso inesistenti.
La seconda osservazione riguarda la capacità di controllo del ritmo accelerato con il quale si rende necessario elaborare la massa di informazioni in arrivo, fatto questo che pretende di attribuire ancora più "valore" alla risorsa sempre limitata del tempo disponibile. Anche il tempo è una risorsa e come tale va economizzata.
In qualsiasi processo di decisione è possibile osservare lesistenza di due grandi momenti, con caratteristiche assai diverse per logica di approccio e di assegnazione delle risorse (Herbert Simon al proposito parla di "razionalità procedurale").
La prima fase riguarda la definizione e lanalisi della situazione problematica, fino alla generazione delle alternative. In questa fase lobiettivo è produrre il numero più elevato possibile di alternative da valutare. I metodi di lavoro sono quelli relativi alla produzione di idee, alla ricerca di soluzioni agibili: la qualità del risultato è data dallentità e varietà delloutput.
La seconda fase invece riguarda la valutazione delle soluzioni disponibili anche alla luce delle conseguenze derivanti dalla loro attuazione, nonché la scelta e ladozione di quella identificata come la migliore o la "meno peggio" fra tutte. Lobiettivo è ridurre il ventaglio delle possibilità emerse nella prima fase; i metodi di lavoro sono quelli della selezione, del confronto, della valutazione
Ora, pensando alleconomia, si tende a ridurre il tempo della prima fase, quella dellanalisi e della generazione di alternative, correndo alle conclusioni e riducendo di conseguenza lentità del materiale da valutare (risultato dellattività svolta nella prima fase). Si fa conto allora sulla "genialità intuitiva" e sulla illusoria capacità di visione e di dominio dellintero problema.
Molti pensano che la rapidità decisionale sia in ogni caso un segno di buona qualità manageriale... come se nello scambio si cercasse di minimizzare sempre e soltanto uno dei termini il prezzo senza curarsi della qualità della contropartita (raro è il caso in cui la tempestività di intervento è più importante del valore della decisione).
Da queste premesse si possono trarre tre ordini di conclusioni:
- La tecnologia dellinformazione (e ancor più leconomia della connessione) pone lumanità dinnanzi a una serie di problemi che riguardano la mente piuttosto che la muscolatura. È probabile che le possibilità offerte dalle risorse di informazione e comunicazione siano inadeguatamente utilizzate a causa del mancato allineamento della conoscenza.
- Un problema rilevante riguarda la capacità di valutare la pertinenza per selezionare elevati volumi di informazioni, il che solleva il problema della conoscenza approfondita del terreno della loro applicazione e utilizzo (azienda e mercato).
- Un altro problema centrale obbliga a riconsiderare il tempo disponibile: non più da minimizzare a oltranza, ma da commisurare in rapporto allutilità ottenuta. Si potrebbe quindi pensare a una sorta di gerarchia delle risorse e considerare di pari rango:
sia i mezzi finanziari, sino a ieri considerati la risorsa più importante ("con il denaro si compra qualsiasi cosa");
sia i mezzi immateriali, cioè competenza e tempo, dimensioni fortemente interconnesse, non acquistabili, che sfuggono a valutazioni monetarie (le competenze si "costruiscono").
Tempi non facili si preparano per la comunità di studio, data la difficoltà con cui la scienza economica procede nellintegrare la "scienza delle tecniche" (ovvero la tecnologia) e la crescente complessità dei sistemi di informazione e conoscenza.
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