Curiosità

(Pregio o difetto?)

Paolo Bassi – ottobre 2007


Disponibile anche in pdf
(migliore come testo stampabile)


Ringrazio, di nuovo, Paolo Bassi per il permesso
di riprodurre qui un suo articolo,
uscito, come il precedente, nel simpatico
e interessante mensile Il Castellano.
Approfondisce e sviluppa alcune osservazioni
che si trovano nell’ultimo capitolo
di Il potere della stupidità. [g.l.]



«Si è curiosi nella misura in cui si è istruiti» (J.J. Rousseau) e io aggiungo intelligenti, ma si è anche istruiti (intelligenti) nella misura in cui si è curiosi. Può sembrare un gioco di parole, però, se ci ragioniamo bene, le due affermazioni non formano un circolo vizioso senza via d’uscita, piuttosto direi che si completano a vicenda.

La curiosità è una continua ricerca del nuovo, dello sconosciuto, è il tentativo di acquisizione anche di un solo tassello che si vada ad inserire nel disegno sempre incompleto della nostra conoscenza, è un sistema per aprire e rendere più elastica la nostra mente nei confronti di tutto ciò che ci circonda.

Ma cosa c’entrano l’intelligenza o l’istruzione con la curiosità, direte voi. È vero: nel significato normalmente a loro attribuito, non c’entrano nulla, però, in questo caso mi riferisco non tanto alla capacità degli individui di risolvere complessi problemi matematici o di sviluppare teorie scientifiche o filosofiche, bensì le vedo come quelle caratteristiche che ci permettono di essere obiettivi, di utilizzare le nostre conoscenze per aiutare noi stessi a vivere sempre migliorandoci e per aiutare altri in difficoltà. È quindi necessario, per fare tutto ciò, avere voglia di scoprire, avere il coraggio di interrogarsi, essere, senza vergogna, curiosi.

E qui torniamo alla curiosità.


Il mese scorso, ad esempio, parlando dell’analfabetismo, ho scritto che: «... il problema serio non è tanto l’analfabetismo ... il dramma è la totale mancanza di “Curiosità culturale” nelle persone ...» quindi questa Curiosità che cos’è, da dove proviene, a cosa serve? Per semplificare le cose, anche se è del tutto ovvio, possiamo distinguere la Curiosità Morbosa, quasi sempre deprimente, dalla Curiosità che potremmo definire Costruttiva. Le ultime prestazioni sessuali di una velina come quelle del mio vicino di casa, il saldo del conto corrente del collega d’ufficio o anche, semplicemente, i voti sulla pagella di un compagno di scuola fanno senz’altro parte della prima categoria, tutto ciò che invece può portare a un accrescimento umano o culturale, a un miglioramento di noi stessi sono di sicuro curiosità costruttive.

Se siete d’accordo tralascerei le prime regalandole alla TV.

La curiosità è stimolata e motivata da una serie di comportamenti che, tramite essa, ci permettono di ottenere una soddisfazione pura, senza cioè averne un riscontro pratico immediato o qualche ricompensa materiale. Saremo curiosi per avere successo vincendo sfide difficili o superando ostacoli e ci serviremo della nostra curiosità per migliorare le nostre attitudini senza il bisogno di alcun aiuto esterno.

La curiosità diventa così il nostro personale strumento per salire, giorno dopo giorno, le scale della consapevolezza e della stima in noi stessi. Potremmo essere altresì motivati a “curiosare” quando avvertiremo una mancanza, una carenza di qualunque tipo, quando, cioè, la necessità sarà quella di colmare un vuoto.

Tutti gli esseri viventi sono curiosi: il nostro cane che annusa tra l’erba, un pesce che si infila in un anfratto di roccia, un uccello che scende in picchiata. La differenza, probabilmente, sta nel fatto che, per noi, la curiosità, pur essendo direzionata verso uno scopo, non termina al raggiungimento dell’obiettivo, ma si spinge oltre.

Un esempio chiarificatore (che ho letto non ricordo più dove) può essere il seguente: vedo una casa un po’ strana che stimola la mia curiosità, perché non riesco a individuarne la porta, quindi il mio obiettivo ora sarà trovare quella particolare porta di quella specifica casa e non una generica porta di una generica casa. Avendola trovata, poi, andrò alla ricerca di altri particolari interessanti. Potrà sembrare una sottigliezza, ma la vita quotidiana del “curioso” è più o meno sempre così.

Ci siamo chiesti da dove provenga la curiosità: ebbene, può essere qualcosa di innato in noi, che so, sono incuriosito da tutto ciò che emette suoni particolari, oppure dalle cose che non conosco, che mi sfuggono, che vanno oltre certe previsioni stabilite da altri, oppure ancora le sorprese, una conoscenza più terra terra, come i pacchetti sotto l’albero di Natale e, non ultimo, il “Nuovo”, la novità, una cosa o un comportamento che non ho mai visto e che, sul momento, mi lascia perplesso.

Va da sé, che la curiosità può diventare anche portatrice di delusioni, del classico “non me lo sarei mai aspettato”, vuoi nei momenti pratici della vita, ma anche e soprattutto nei confronti dei nostri simili. Probabilmente è un male, questo, cui abbiamo già fatto l’abitudine: le cronache di tutti i giorni ci dispensano delusioni di ogni tipo, matrimoni falliti, incomunicabilità tra genitori e figli, tra insegnanti e studenti, delitti aberranti di ogni specie ... come facciamo a non interessarcene, a non “curiosare”?

Pur all’interno di queste tristezze, la curiosità può diventare (come rovescio della medaglia) la nostra ancora di salvezza per non cadere nell’isolamento dal resto del mondo e per non escludere quel mondo da noi stessi. Interessiamoci (e qui non uso più la parola “curiosare”, anche se, poi, il significato è lo stesso), interessiamoci agli altri per capirli, agli eventi per comprenderli, alla “Storia” (non quella scolastica con le date) per renderci conto da dove proveniamo, parliamo e ascoltiamo gli altri per assorbire esperienze e pareri.



Questa vignetta è di Mirco Passerini


Stimoliamo i bambini alla curiosità, loro che già curiosi lo sono per natura, rispondiamo alle loro domande, rendiamoci disponibili senza mai stancarci: cresceremo così dei giovani più attenti e responsabili fornendo loro, attraverso la curiosità e l’indagine, degli obiettivi cui fare riferimento rendendoli dinamici ed elastici senza pregiudizi o falsi valori.

Un ultimo esempio per concludere.

Quando apro la scatola di un puzzle mi trovo di fronte al caos delle tessere sparse sul tavolo; se riesco a capire una logica per il loro posizionamento vedrò con stupore le rimanenti tessere come “fuori posto”, perché non rispettano la logica delle precedenti. Questo stupore, che prima non provavo, perché accettavo tutte le tessere come messe “a caso”, mi spinge alla curiosità di sistemare e completare il disegno del puzzle.

Nel gioco questo è un passo in avanti.

Nella vita pure.

Paolo Bassi




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